Sono state depositate a Caltanissetta le intercettazioni che secondo l’accusa dimostrerebbero la costruzione a tavolino del falso pentito Vincenzo Scarantino, e quindi il depistaggio sulle indagini relative alla strage di via D’Amelio.
Nelle bobine, rimaste fino a oggi misteriose, le registrazioni inedite dei colloqui tra Scarantino e i pm dell’epoca, Carmelo Petralia e Anna Maria Palma, indagati a Messina con l’accusa di calunnia aggravata.
In una telefonata Petralia dice: “Scarantino, iniziamo un lavoro importantissimo che è quello della sua preparazione alla deposizione al dibattimento… mi sono spiegato, Vincenzo… si sente pronto lei?…”. E’ l’8 maggio del 1995 e il pm Carmelo Petralia, che all’epoca coordinava l’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, parla al telefono con l’ex ‘picciotto’ della Guadagna.
Sono parole pesanti “Preparazione alla deposizione al dibattimento”. Cosa vogliono dire?
Le intercettazioni sono in 19 bobine ritrovate dopo 24 anni al palazzo di giustizia di Caltanissetta e riversate dal nastro magnetico a un supporto DVD digitale. “Scarantino, ci dobbiamo tenere molto forti perché siamo alla vigilia della deposizione”, dice ancora Petralia.
Nella conversazione intercettata e trascritta dagli uomini del Ros di Messina, Petralia dice ancora a Scarantino: “Sicuramente ci sarà anche il dottor Tinebra – gli dice riferendosi all’allora procuratore di Caltanissetta – quindi tutto lo staff delle persone che lei conosce. E lei potrà parlare con Tinebra, con La Barbera di tutti i suoi problemi, così li affrontiamo in modo completo”, riporta l’agenzia Adnkronos.
Scarantino parlava anche con la pm Palma: “E’ importante che lei faccia questo interrogatorio…”, dice la Palma. Addirittura la pm fece una sorta di mini interrogatorio al telefono con Scarantino, anticipandogli una domanda che gli avrebbe poi fatto in via ufficiale.
Misteri ancora tutti da chiarire.
Intanto a Caltanissetta sono sotto processo tre poliziotti del “Gruppo Falcone Borsellino”: gli ex ispettori Fabrizio Mattei, Michele Ribaudo e il dirigente Mario Bò.
Chi c’è dietro la regia di quello che è stato definito dalle sentenze come “il più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana”?
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