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Al via il III Congresso “DIABETE PARLIAMONE …..PARLIAMOCI,DALLA CLINICA ALLA TERAPIA”. Dal 26 al 27 novembre, l’Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli, ospiterà diversi diabetologi siciliani per un confronto sulle nuove cure e sulle nuove tecnologie che riguardano la prevenzione e il trattamento di questa patologia.
Ad aprire i lavori, Mario Rizzo Presidente del Congresso-Responsabile Servizio Diabetologia ed Endocrinologia Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli il quale ha ricordato le insidie del diabete. Una malattia silente che compare con evidenza solo quando ha già determinato i primi danni all’organismo. “L’obiettivo del congresso – dice Rizzo – è capire i meccanismi che permettono di individuare tempestivamente l’insorgere del diabete e proporre al paziente trattamenti efficaci nell’immediato ma che abbiano uno sguardo a una possibile evoluzione futura”. Trattandosi di una malattia sistemica, il diabete interessa tutto l’organismo, tutti gli organi, nessuno escluso: dal cervello al cuore, dal fegato al rene. Per questa ragione, è fondamentale individuare con chiarezza tutti i possibili interpreti della patologia, in modo tale che il paziente sappia cosa fare e a chi rivolgersi. In più, la diagnostica moderna e le nuove terapie, consentono di ottenere diversi vantaggi. “Parliamo – continua Rizzo – di tip to benefits, cioè di terapia fatta per un beneficio. Inoltre, grazie ai farmaci di cui disponiamo allo stato attuale, possiamo parlare anche di tip to prevent, cioè di prevenzione della malattia. Abbiamo visto che, somministrando determinati farmaci in uso per la patologia diabetica anche a pazienti non diabetici, si previene ad esempio, il diabete stesso. Una scoperta importantissima perché, in questo modo, si previene il danno d’organo, l’ infarto al miocardio( -40%), lo scompenso cardiaco, il rischio di ictus (-30%), minore insufficienza renale.”
Da non trascurare alcuni campanelli d’allarme: la glicemia anche con valori minimamente sospetti, prurito, difficoltà a perdere peso. Oltre a questo, a incidere possono esser la familiarità con la patologia, il sovrappeso, la mancanza di attività fisica, la cattiva alimentazione.
“In Sicilia abbiamo 300mila diabetici. Si tratta di un numero importante se si considera che a livello mondiale il 7% della popolazione ne è affetta. In Italia parliamo di 7 milioni di pazienti con la malattia riconosciuta. Se pensiamo che all’interno di questo quadro mancano tutti i pazienti che ancora non sanno di essere ammalati, si capisce l’importanza della prevenzione applicando screening semplici e mirati”, conclude Rizzo.
Tra i temi più interessanti del congresso, il singolare parallelismo tra Covid-19 e diabete proposto e sviluppato nel corso dell’intervento di Vincenzo Provenzano Direttore Medicina Centro Diabetologia Partinico
Il covid ha un esordio acuto che si caratterizza nei reliquati, ossia nelle conseguenze della malattia che identifichiamo come “long Covid”, “post Covid” “Covid cronico”. Esattamente come il diabete di tipo due che, dopo la fase acuta, comporta complicazioni multiorgano, sula base di un’endotelite infiammatoria con meccanismi tromboembolici diffusi, come nel caso del Covid dove, la localizzazione multiorgano (polmone, cuore, pancreas, encefalo) è abbastanza dimostrata. Si tratta insomma di due patologie che non sono solo acute, ma anche croniche. “Abbiamo proposto – sottolinea Provenzano – e sono stati già istituiti, ambulatori long covid per curare le sequele della malattia.”
Un altro aspetto particolarmente interessante riguarda il manifestarsi della patologia diabetica nei soggetti che hanno contratto il Covid. “E’ dimostrato – continua Provenzano – che la forma di diabete post Covid (forme non presenti prima del Covid), è presente nell’8,2% nella popolazione adulta come diabete di tipo 2. Purtroppo, nell’1%-6% si manifesta nel diabete di tipo 1, ossia nei bambini che si sono ammalati di Covid.” La quarta ondata, sta interessando la fascia più giovane della popolazione e per questo secondo Provenzano, è importante vaccinare i bambini. In primo luogo per evitare il manifestarsi di sindromi abbastanza gravi come la Sindrome di Kawasaki (una malattia multiorgano di tipo tromboembolico) o del diabete. In secondo luogo per evitare che i più piccoli diventino un serbatoio dell’infezione che attualmente riguarda una variante quattro volte più contagiosa di quella in circolazione un anno fa. “Abbiamo una casistica di circa 10 bambini che stiamo seguendo e che dopo aver contratto il Covid si sono ammalati di diabete 1. Bambini che, accanto alla forma classica del diabete hanno altre conseguenze del Covid di carattere neuropsicologico e neuro psichiatrico come la “nebbia mentale”, uno stato di confusione e un ritardo della capacità di reagire e manifestano sintomi di ansia e depressione”, conclude Provenzano.
Per Raffaele Schembari, Dirigente Medico Ospedaliero “Giovanni Paolo II”, Ragusa, la ricerca in campo medico, ha raggiunto importanti traguardi nel trattamento del paziente diabetico. “Registriamo – dice Schembari -qualcosa che ci inorgoglisce. La scienza e i nuovi farmaci aiutano a raggiungere obiettivi importanti come la prevenzione dell’impatto delle comorbidità cardio- nefro-metabolitiche. Uno stimolo per andare avanti verso cure migliori e verso una qualità della vita ottimale. Oltre al campo terapeutico-farmacologico, non bisogna trascurare la tecnologia applicata al diabete come il Real Time in CGM e i microinfusori.“
Per il Presidente Associazione Persone con Diabete e Stili di Vita, Franco Sanfilippo, il rapporto Covid-diabete è ancora oggetto di studio. Sarebbe pertanto interessante monitorare meglio tutti coloro che hanno sviluppato il Covid da zero a diciotto anni per vedere possibili conseguenze. “Un’attività che l’Asp potrebbe fare e che sarebbe utile anche a prevenire forme di disagio psicologico che sappiamo, possono colpire dopo aver contratto il Covid. Dall’altro lato è indubbio che le misure di prevenzione debbano essere rafforzate (sanificazione dei locali, uso delle mascherine). Naturalmente, la collaborazione con i medici è assolutamente vitale, ne siamo sempre stati convinti e oggi, a maggior ragione, bisogna combattere in squadra, potenziare i reparti a livello multidisciplinare.”
Al congresso, è intervenuto anche Roberto Lagalla, Assessore all’ Istruzione e alla Formazione della Regione Siciliana che, a proposito della correlazione tra Covid e diabete, ha parlato dell’importanza della vaccinazione e dell’attività di monitoraggio nelle scuole siciliane.
“La vaccinazione al di sotto dei 12 anni pone molti interrogativi all’ interno delle famiglie. E’ prevedibile accompagnare questa partita sanitaria a un’ ulteriore campagna di sensibilizzazione perché è presumibile che non avremo, almeno nell’immediato, una risposta massimale. Occorrerà progressivamente convincere la popolazione che, la copertura vaccinale, anche nella prima età, contribuisce all’ immunizzazione generale. Per quanto riguarda le scuole, abbiamo dati rassicuranti su incidenza e prevalenza nel contagio. Come l’anno scorso, non raggiungiamo percentuali di rapporto contaginumero campionamenti superiore all’1%. Per i tamponi salivari siamo allo 0, 34%. Siamo tranquilli ma manteniamo il monitoraggio. In più, siamo sul punto di rivedere le modalità di comportamento sanitario in caso di contagio, la cosiddetta quarantena limitata ai contatti stretti e diretti e non all’intera classe perché, le Asp territoriali, ci segnalano alcune concrete difficoltà operative. Nei prossimi giorni insieme all’Assessore alla Salute Ruggero Razza, cercheremo di mettere mano a una possibile revisione per favorire l’attività operativa delle Asp.”