” […] Era il mostro di origine divina,
leone la testa, il petto capra, e drago
la coda; e dalla bocca orrende vampe
vomitava di foco: e nondimeno,
col favor degli Dei, l’eroe la spense […] ”
Avete mai visto la chimera? Ha origini divine, figlia di Echidna e Tifone, dimora a Patara e il re di Licia Lobate in tempi non sospetti ordinò a Bellerofonte di ucciderla perché essa si dava a scorrerie nel suo regno. La prevenzione sembra una chimera ma dovremmo incaricare Bellorofonte di non di ucciderla ma di cercarla con tutte le sue forze per scovarla e spingerla a fare continue scorrerie. Un recente editoriale del New England Journal of Medicine (il 10 maggio scorso) richiama ad un ormai lontano ma grande studio controllato di Knowler et al. (pubblicato nel 2012) e definito quale lavoro di riferimento per quanto riguarda l’importanza dello stile di vita.
Tra il 1996 e il 1999, 3234 soggetti furono divisi in tre gruppi, ciascuno assegnato a un differente trattamento: il placebo (una pillola senza alcun effetto farmacologico), la metformina (un farmaco che combatte l’insulino-resistenza che sta alla base dello sviluppo di diabete) e un intervento intensivo di modifica dello stile di vita.
In cosa consisteva la modifica dello stile di vita? Perdere con una dieta ipocalorica almeno il 7% del peso iniziale (cioè 5.6 Kg in un soggetto di 80), mantenere il peso successivamente e praticare almeno 150 minuti di passeggiata veloce a settimana. I risultati furono clamorosi, l’incidenza cumulativa (cioè il numero di nuovi casi di diabete) fu drammaticamente inferiore nel gruppo che aveva modificato lo stile di vita (una riduzione del 58% in soli 4 anni e con una tendenza della riduzione di diabete ad aumentare nel tempo).
Nonostante questi dati gli interventi preventivi in tal senso sono scarsi, quasi inesistenti. Eppure il problema è enorme. Il diabete colpisce circa il 6% della popolazione italiana e costa al sistema sanitario almeno il 10% dell’intera spesa sanitaria del paese. Il sud è maggiormente colpito (la Sicilia con più di 300 mila casi) ma soprattutto la prevalenza di sovrappeso nell’età infantile e nell’adulto supera il 30% della popolazione (più del 40% negli over 18 anni) quindi con ulteriore rischio di incremento di patologie cardiovascolari e metaboliche come il diabete.
Inoltre, l’abitudine all’attività fisica è ridotta proprio nel sud. L’importante rivista poneva il problema di una carente promozione del cambiamento dello stile di vita ma il sistema americano non è universalistico come il nostro che si trova peraltro in sofferenza economica. E allora, cosa aspettano le nostre autorità sanitarie? Come mai non si utilizzano i medici dello sport, i laureati in scienze motorie, internisti, cardiologi, diabetologi, endocrinologi, nutrizionisti, dietisti e quant’altro per promuore il cambiamento degli stili di vità?
Perché non si fa un piano sistematico per cambiare le cose? Perché non si bombarda la popolazione con continui programmi in tv locali e nazionali dedicati all’argomento? – sarebbe un buon investimento -. Purtroppo, la vera prevenzione primaria (con programmi sistematici mirati al cambiamento dello stile di vita) rimane una chimera e, in attesa di piani capaci di cambiare effettivamente le cose in questo senso, ricordiamo a tutti l’importanza di una dieta equilibrata e di una moderata attività fisica per promuovere la propria salute e, d’altra parte, ricordiamo alle autorità preposte che se vogliamo rendere veramente sostenibile il sistema sanitario del futuro più che tagliare bisognerebbe investire sulla promozione del cambiamento dello stile di
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