I dubbi sulla Strage della casermetta di Alcamo Marina (Trapani) si arricchiscono di materiale. Martedì il caso giudiziario legato all’uccisione dei carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta è stato al centro della prima puntata della trasmissione televisiva “Cacciatori” di Valentina Petrini e Pablo Trincia, trasmesso su Canale 9. Il format riecheggia uno schema narrativo anglosassone che in apertura ha trattato la storia di Giuseppe Gulotta, arrestato perchè ritenuto autore della Strage avvenuta il 27 gennaio 1976. Secondo i carabinieri lui Vincenzo Ferrantelli, Gaetano Santangelo e Giovanni Mandalà avevano eseguito l’eccidio e per questo vennero condannati. Gulotta dopo nove processi venne assolto dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria che ammise che la confessione degli omicidi era avvenuta sotto tortura e recentemente ha ottenuto un risarcimento da 6 milioni e mezzo di euro.
Nell’inchiesta televisiva la giornalista Valentina Petrini ha ripercorso la storia di Gulotta, risalendo ai testimoni in grado di ricostruire le dinamiche che hanno causato l’inghippo giudiziario. Da Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo (trasferiti in Brasile a due mesi dalla prima condanna) al brigadiere in pensione Renato Olino fino a Giuseppe Solina, uno dei carabinieri che secondo le dichiarazioni di Olino era presente durante le torture un carabiniere di Alcamo. In chiusura l’inchiesta apre ai link che portano a Gladio a partire dalle dichiarazioni di un ispettore di polizia, tuttora in servizio ad Alcamo, Antonio Federico che in una testimonianza aveva ricostruito dei legami tra la morte dei due militari dell’arma ed un traffico di armi. I due, secondo i verbali, sarebbero stati uccisi dopo aver fermato ad un posto di blocco un furgone carico di armi. “Li hanno ammazzati sul posto – dice Federico, riferendo una fonte riservata -, questa è un operazione fatta da una struttura segreta. Mi hanno indicato come esecutore materiale, la struttura di Gladio”.