E’ stato amore a prima vista. O così almeno sembra. A un mese dall’annuncio e a circa quindici giorni dalla sua presentazione, Alessio Dionisi ha conquistato con la sua ironia, schiettezza e determinazione i tifosi del Palermo. L’aria in casa rosanero appare più serena e anche gli ultimi strascichi del recente passato stanno via via scomparendo, lasciando spazio a sogni di speranza, ma sempre con la giusta dose di cauto ottimismo. La ferita, del resto, non si è ancora rimarginata del tutto.
In attesa di riabbracciare anche Lund e Nedelcearu, in meritato riposo dopo gli impegni (seppur impalpabili) con le Nazionali, il gruppo è rimasto pressoché invariato. La composizione attuale del quadro non preoccupa il mister, che l’ha definito “una buona base di partenza“. Uniche richieste, accolte positivamente, sono disponibilità e motivazione, già ben visibili in chi è rientrato come Peda e Saric o chi come Ceccaroni e Di Mariano aveva chiuso la stagione ai box. Due elementi che nei mesi scorsi sono stati messi spesso in discussione. E dunque, se le pedine sono le stesse, cosa è cambiato?
Nel cantiere aperto di Livigno, a piccoli passi, mattone dopo mattone, l’ex tecnico del Sassuolo assemblerà la sua corazzata, proprio dalle ceneri di quel Palermo che tra le mani di Corini e di Mignani non è mai riuscito a esprime a pieno le sue potenzialità. Ai due vecchi timonieri è mancato l’appeal, una comunicazione chiara e diretta capace di fare breccia nei cuori dei supporter rosanero, toccando le delicate corde dell’empatia che è sbocciata solo in rade occasioni.
Il nuovo inizio è sempre una ventata di aria fresca. L’entusiasmo travolgente del tecnico classe ’80, con la complicità di De Sanctis, è riuscito persino ad appianare storie ormai vicine ai titoli di coda. Se nel giorno del suo rinnovo Segre ha ammesso di non aver mai avuto dubbi, nonostante le tante voci di club interessati, qualche grillo per la testa sarà passato a Saric, Lucioni, Di Mariano, Stulac o Brunori. Proprio lo sfuggente capitano si trova al centro di un vero e proprio “caso“, tra silenzi, dubbi e assenze. Del resto il nuovo ds è abituato a lavorare in luoghi ad alta tensione. Salerno e il presidente Iervolino sono stati un’ottima palestra.
Ma Dionisi ha certamente messo del suo. Le idee e le intenzioni sono chiare. Una società come il City Group e la fama di una piazza pignola e incontentabile non l’hanno intimorito. Il mister, al contrario, ha trovato fin da subito il giusto feeling e il suo biglietto da visita ha fatto il resto: importanti stagioni nelle serie minori, una scalata in cadetteria con il Venezia e il trionfo con l’Empoli, prima della consacrazione in neroverde. Una carriera in ascesa, accompagnata da un calcio propositivo. Un 4-3-3 uguale nella forma a quelli già visti, ma diverso nella sostanza.