“Un carcere disumano in cui tenevano un ragazzo di 16 anni ammanettato e tenuto appeso per le braccia l’intera notte. Urla di prigionieri picchiati davanti a loro. Quattro-cinque pescatori ammassati in piccole stanze completamente buie, nelle quali veniva passato una volta al giorno in tegami comuni una razione di cibo che i malcapitati appallottolavano e mangiavano al buio senza neanche capire cosa fosse. Minacce di morte; quindici minuti al giorno per andare in bagno, lavarsi e lavare gli abiti, venendo picchiati in caso di ritardo. Violenze fisiche e psicologiche, violazioni dei diritti umani fondamentali unite alla sensazione di essere stati abbandonati al proprio destino da uno Stato assente.”
Questi sono i racconti raccapriccianti di alcuni dei 18 pescatori per 108 giorni rimasti prigionieri dei Libici sotto Il controllo del Generale Haftar, racconti che ho raccolto personalmente in visita ai pescatori liberati. “Intendo fare quanto in mio potere perché a questi 18 cittadini italiani venga resa giustizia e questa vicenda non vessa messa a tacere” – dichiara Francesca Donato – “Questi 18 uomini sono provati nel fisico ma soprattutto nell’animo: nessuno di loro al momento ha la voglia e la forza di riprendere il mare. È gravissimo che siano stati tenuti prigionieri per 108 giorni per manifesta incapacità del governo italiano; oggi non possiamo abbandonarli al loro destino lasciandoli soli a fronteggiare le conseguenze di quanto hanno subìto. La verità su quanto è accaduto in mare e in Libia deve essere raccontata e le responsabilità del governo italiano e del generale Haftar vanno rivelate ed affrontate” – afferma Francesca Donato, che aveva rivolto un accorato appello al Parlamento Europeo per la liberazione dei pescatori siciliani la scorsa settimana nelle seduta plenaria di Bruxelles.
“C’è poi la questione dei danni alle imbarcazioni arrecati dai Libici” – sottolinea Giorgio Randazzo, Consigliere comunale di Mazara del Vallo, anch’egli presente al sopralluogo sulla Medinea, una delle imbarcazioni sequestrate dai Libici.
“I Libici hanno letteralmente depredato e gravemente danneggiato i pescherecci asportando tutta le strumentazione tecnica e ogni arredo di bordo, con danni stimati in circa 300.000 euro ad imbarcazione”– Afferma Marco Marrone, l’armatore della Medinea – “Queste navi devono tornare in mare al più presto e l’onere economico non può essere lasciato interamente in capo a noi armatori. Un conto è il rischio d’impresa, un altro finire coinvolti in questioni di politica internazionale.”
“Intendo attivarmi personalmente, insieme ai deputati siciliani della Lega, per fornire il nostro supporto con iniziative mirate a tutelare i diritti di questi nostri concittadini, ora come e più di prima” conclude l’Europarlamentare.