“A prescindere dalle cause di morte (ancora da accertare) e dalle condizioni di salute precedenti della paziente, è ovviamente un fatto triste e increscioso ma non è un caso isolato, non rappresenta l’eccezionalità bensì quasi sempre la regola perché se andiamo in giro per i vari Pronto Soccorso della Sicilia troveremo la stessa identica situazione: una lunga fila di barelle in attesa di un posto letto che non c’è e pazienti e familiari dei pazienti giustamente avviliti che sbraitano (ingiustamente) contro medici e infermieri che non sanno a che santo votarsi, affannati alla continua ricerca di un posto letto libero“.
Così in una nota il segretario regionale della Confederazione italiana medici ospedalieri (Cimo) Giuseppe Bonsignore in merito alla notizia di una paziente deceduta all’ospedale Ingrassia dopo avere atteso per otto giorni su una barella del Pronto Soccorso.
“La figlia della paziente venuta a mancare all’affetto dei suoi cari ha denunciato l’accaduto in cerca di una giustizia postuma che tuttavia non le restituirà l’affetto perduto – aggiunge Bonsignore – e purtroppo non servirà nemmeno ad evitare il ripetersi di situazioni analoghe. Sono state disposte anche delle ispezioni da parte dell’Assessorato regionale della Salute per fare luce su quanto accaduto e l’assessora Giovanna Volo ha dichiarato che ‘fatti come questo addolorano e allarmano“.
“Le ispezioni assessoriali – sottolinea Bonsignore – faranno tutto tranne ciò di cui c’è realmente bisogno: trovare le vere responsabilità e porvi rimedio. Con ogni probabilità verranno additati come responsabili i medici del Pronto Soccorso, colpevoli di non avere ‘inventato’ un posto letto per la malcapitata paziente, un posto letto che non c’era in quei giorni e che continuerà a non esserci nei giorni a venire e i pazienti continueranno ad essere accasciati su scomode barelle in attesa che se ne liberi uno. Alla fine, gogna mediatica a parte, i medici coinvolti, anche se tardivamente e a costi altissimi, non saranno riconosciuti colpevoli di alcunché e la vicenda sarà un ricordo sbiadito dal tempo“.
Sono stati celebrati i funerali di Maria Ruggia di 76 anni rimasta per 8 giorni su una barella dell’ospedale Ingrassia di Palermo. Oggi parenti e amici della donna hanno dato l’ultimo saluto nella chiesa evangelica Cristo Risorto in via Carlo Del Prete a Palermo.
“C’è consolazione per chi ha fede in Dio perché c’è la certezza che Maria sia tra le braccia di Dio”, ha detto il sacerdote Giuseppe Zarcone.
“Pretendo giustizia per mia mamma. Non abbiamo avuto il tempo di metabolizzare e di capire nulla – ha detto Romina Gelardi una delle figlie – tutti i sacrifici che noi faremo impegnandoci per diffondere questa brutta notizia spero possa aiutare a fare giustizia e lo dico anche in questo. Verso la mamma posso soltanto dire che continuo a scusarmi per quello che è successo, perché non è stata colpa sua, forse neanche mia. Non so cosa accadrà, però penso che mia madre da lassù capisca la situazione. Se qualcun altro si è scusato in questi giorni? Assolutamente no e spero che si scusino con Dio, non con me. Noi vogliamo giustizia anche per la gente che è ancora qui”.