Ben ritrovati, Liberi Nobili. Oggi vi intratterrò con una riflessione ispiratami dalla psicoanalista Clarissa Pinkola Estés e dal saggio dal titolo “Donne che corrono con i lupi”. La cultura influenza intere generazioni e le attraversa senza che se ne abbia consapevolezza, grazie al potere della genetica, del movimento della massa e agli effetti che hanno fiabe e miti sui comportamenti umani. L’ombra delle donne che ci hanno preceduto, che hanno sofferto frustrazioni indicibili pervade l’esistenza di noi tutte, ci trattiene, ci rende fragili, ci impedisce di vivere la nostra vera natura, senza temere di essere considerate “meno donne”.
La donna ha una forza psichica e fisica incredibile ma viene da sempre soffocata, con successo, come dice bene la Estés, da paure, insicurezze e stereotipi. Il cuore di una donna può sanguinare mentre procrea nuova vita, ho aforismato io. Il mio articolo contiene un augurio e un input affinché tutte le persone che sono rinchiuse nel loro tronco, scoprano chi sono veramente, liberino i loro bisogni più profondi e autentici dalle catene che sembrano così difficili da sciogliere. Basta osservare le caratteristiche di ogni donna che da come guarda, si veste e si muove nell’ambiente offre ricchi indizi metaforici su quanto conosce, vive, riconosce e contiene della sua psiche istintuale femminile. Più degli uomini, tendiamo ad accettare terribili offese all’autostima, più di loro tendiamo a trascinarci rapporti distruttivi e che non accendono la nostra luce, bensì la spengono.
Gli amori, spesso, finiscono ma siamo condizionati dagli stereotipi, dagli interessi economici, dall’illusione che un progetto di vita debba essere vissuto a tutti i costi così come lo abbiamo idealizzato. Il ciclo di un amore non presuppone necessariamente che la crisi porti a ricongiungersi. Può polverizzarsi e dalle ceneri risorgere con una rinnovata energia nei confronti di un altro essere, con noi alchemicamente e magicamente connesso e necessario per la nostra evoluzione. Impedirci di conoscere altre persone equivale a limitare la nostra crescita e la riscoperta di noi stessi, perché con ogni persona si è “altro”. I campi hanno bisogno che qualcuno li percorra per esprimersi con i loro fruscii. I fulmini sono necessari per conoscere l’evanescenza della vita, scrive bene la Estés. La bellezza di una donna non va contenuta e repressa ma coltivata ed esaltata come fa un contadino con il suo orto, come fa Dio con tutto il creato (L.V. 2017). Il lupo che c’è in noi va nutrito, sebbene non ottenga i giusti riconoscimenti, perché è proprio quella parte di noi che alimenta la nostra bellissima energia. Come ha detto Paola Lo Cascio, in una delle nostre chiacchierate: La bellezza è come l’allegria, è come se si sprigionasse nell’aria contagiando tutti.
Uscite fuori dal ruolo di geisha e nutrite la vostra vera essenza, fatta di mente, corpo e relazione, dedicandovi alle attività che da tempo avete abbandonato, prendetevi cura del vostro corpo e non tralasciate e trascurate l’importanza della sessualità perché da essa traiamo l’energia per realizzare le più grandi opere. Prendetevi un po’ di quella libertà che avete dato agli uomini che non hanno più diritti di noi. Anche noi abbiamo diritto a ritagliarci degli spazi di gioia e leggerezza, anche noi abbiamo diritto ai nostri segreti, anche noi abbiamo diritto a vivere il sesso con le persone che ci fanno sentire imperatrici, quali siamo, ognuna nel nostro regno.
Questo non vi farà essere meno mamme ma i figli debbono essere educati all’autonomia perché la vita non va risucchiata da nessuno o elargita ma vissuta perché è pura energia che si profonde quando si è felici. Io non posso dirvi quale sia la formula perfetta per realizzarvi pur vivendo tutti i ruoli che siete in grado di ricoprire ma credo fortissimamente che ci voglia sempre il giusto compromesso e che accanto a una Donna ci voglia un Uomo, dod, che non appesantisca le sue ali, impedendole di prendere il volo, ma che la completi, compensandola, comprendendola e volando insieme a lei in un’aura valenziana.