La crisi idrica in Sicilia ha riacceso i riflettori sui dissalatori. Dopo il via dal Mit, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, “si è deciso di affidare pieni poteri al commissario straordinario nazionale per procedere così all’acquisizione e all’installazione di dissalatori e attuare le misure necessarie per fronteggiare l’emergenza”, con una spesa di circa 100 milioni di euro finanziati con Fsc regionali, previo accordo Stato-Regioni.
“La riattivazione in Sicilia dei tre dissalatori potrà avvenire in tempi compatibili con l’emergenza idrica che sta coinvolgendo l’Isola”, così aveva dichiarato il presidente Schifani il 12 settembre a seguito dell’incontro al quale avevano partecipato anche il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, il viceministro all’Ambiente Vannia Gava, il sottosegretario all’Agricoltura Luigi D’Eramo, il sottosegretario al Dipe Alessandro Morelli e il commissario straordinario per l’emergenza idrica nazionale, Nicola Dell’Acqua.
“Il Dipartimento Acque ha confermato il cronoprogramma che prevede il completamento delle opere nel 2029. Quindi di cosa parla il presidente Schifani quando promette che dissalatore di Trapani sarà pronto nel 2025?!“, aveva dichiarato Cristina Ciminnisi, deputata regionale trapanese del M5S lo scorso 10 luglio. “Anche il sindaco Tranchida non si faccia illudere e non illuda i cittadini quando si riferisce al dissalatore definendolo “imprescindibile per superare l’attuale crisi”, non solo non lo sarà per i tempi, perché non sappiamo affatto cosa sarà pronto nel 2025, ma non lo sarà neanche a livello quantitativo, perché l’acqua prodotta dal dissalatore (200 litri/secondo) sarà veramente poca cosa rispetto al reale fabbisogno“.
“Nonostante se ne parli da aprile scorso, la notizia del dimezzamento delle procedure arriva però a Settembre dopo che i siciliani sono stati costretti a fare i conti con una crisi importante“. Con difficoltà differenti nel territorio regionale, gli agricoltori hanno subito questa grave situazione, con “una mancanza di acqua che veniva sversata in mare perché le dighe non sono nelle condizioni di poterla contenere in sicurezza“.
“Se l’intenzione del presidente Schifani era di affidare le procedure al commissario nazionale Nicola Dell’Acqua poteva pensarci prima“, al quale la legge ha assegnato pieni poteri di deroga.
“E’ chiaro che il problema è uno, manca una strategia, sia in materia di gestione della crisi idrica quanto in quella di rifiuti“.
In Sicilia sono tre gli impianti ormai abbandonati, quello di Trapani, Gela e Porto Empedocle, dissalatori che sono fermi da moltissimi anni, dismessi perché energivori che “si basavano su una tecnologia obsoleta già negli anni in cui sono stati costruiti, per cui mantenere questi dissalatori costava tanto“. Quello di Trapani è una struttura fatiscente a ridosso della riserva delle Saline.
“Un investimento di 92 milioni di euro, che dovrebbero seguire le procedure, per quanto ormai dimezzate, previste per i fondi di sviluppo e coesione. In realtà la risorsa idrica che sarà prodotta da questi dissalatori sarà non localizzata nei territori in cui la risorsa viene effettivamente prodotta, a prescindere dal fatto che si trovino nelle province di Caltanissetta, Gela, Porto Empedocle e Trapani“.
Si tratta di 100 milioni di euro di fondi di sviluppo e coesione 2021 2027. “Dobbiamo fare di tutto e di più perché si possa sopperire alle deficienze del passato – aveva detto Schifani – Credo che la Sicilia sia particolarmente colpita da fenomeno siccità rispetto ad altre regioni. Ho trovato una situazione in cui molte dighe sono in disarmo o quanto meno non collaudate, in alcune i fondali sono pieni di sabbia e andrebbero ripuliti. Serve una manutenzione straordinaria e invieremo al ministro Matteo Salvini un elenco di priorità che vogliamo attuare”.
Trapani ha visto un’importante opera di revamping dei pozzi esistenti nella sola città che ad oggi producono più acqua di quanto ne produrrebbe un dissalatore, la risorsa stimata è di 200 litri al secondo per dissalatore.
“La risorsa idrica “dissalata” sarà in una misura che solo in minima parte andrà a coprire il fabbisogno effettivo di risorsa idrica a livello regionale“. Una situazione ancora in bilico.
Il servizio dell’acqua pubblica in Sicilia è stato messo a dura prova nei mesi scorsi e lo sarà ancora per molto, aumentano le tariffe e diminuisce la capacità di offrire risposte convincenti per risolvere il problema, nel frattempo acqua razionata, terreni senza acqua e mancanza di foraggio. E’ questo il paradosso della crisi idrica in Sicilia, che continua a mettere le pezze per tappare i buchi di un sistema ormai con le spalle al muro.
“I dissalatori sono senza dubbio opere che possono servire a migliorare la quantità della risorsa, ma guai a pensare che i soli possano essere sufficienti a risolvere la situazione“.