L’Italia si prepara al rientro sui banchi con un via via scaglionato: dall’8 settembre, con la Provincia Autonoma di Bolzano che anticipa tutti, al 15 settembre, giorno scelto dalla maggioranza delle regioni, tra cui la Sicilia, che avvierà ufficialmente l’anno scolastico 2025–2026 .
Nell’Isola, la “campanella” risuonerà lunedì 15 settembre 2025, segnando il ritorno anticipato alla quotidianità per studenti di ogni ordine e grado . Le attività didattiche termineranno martedì 9 giugno 2026 (con le scuole dell’infanzia che proseguiranno fino al 30 giugno) . Il calendario comprende 206 giorni di lezione (oppure 205, qualora la festa patronale intervenisse durante l’anno), con sospensioni previste per le vacanze natalizie (dal 23 dicembre al 7 gennaio 2026) e pasquali (dal 2 al 7 aprile 2026), oltre alla tradizionale celebrazione dell’Autonomia Siciliana (15 maggio), che però non interrompe le lezioni ed è dedicata a momenti di riflessione istituzionale .
Questo rientro rappresenta per molte famiglie e operatori educativi un ritorno a una routine attesa, ma mette anche in luce un paradosso: se la scuola riprende e si anima di nuovo, la struttura fisica nella quale si svolge resta, in una percentuale preoccupante di casi, ben lontana dalla conformità normativa.
È da questa doppia consapevolezza — l’inizio imminente delle lezioni e la fragile condizione degli edifici scolastici — che prende avvio il nostro racconto, nel quale il recente dossier di Tuttoscuola: “Dossier edilizia scolastica/1. Nove edifici su 10 non sono a norma di sicurezza. E ora?”, uscito il 1° settembre 2025.
Un dossier che illuminerà non solo i numeri nazionali, ma metterà a fuoco la situazione di emergenza in cui versano molte scuole italiane, con la Sicilia, purtroppo, in prima linea.
“L’immobilismo strutturale” dell’edilizia scolastica in Sicilia
Palermo, 20 ottobre 2022. È mattina quando, alla scuola primaria Michelangelo Buonarroti, il rumore di un boato interrompe le lezioni: il tetto dei bagni cede, travi e calcinacci precipitano a terra. Solo la prontezza di un collaboratore scolastico evita il peggio, allontanando gli alunni pochi istanti prima del crollo. Non ci sono feriti, ma la paura resta.
Scuole. Riapre la Buonarroti dopo il crollo, ma i problemi a Palermo sono molti
Le immagini finiscono sui giornali locali, rimbalzano sui social, diventano simbolo di un problema che in Sicilia non è più un’eccezione, ma quasi la regola. Quel crollo, raccontato da IlSicilia.it nel lontano autunno 2022, resta una ferita ancora aperta.
E oggi, a distanza di tre anni, quelle scene e i timori tornano alla mente leggendo il nuovo dossier pubblicato da Tuttoscuola. Si tratta di un’analisi impietosa, basata sui dati 2023–2024 dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica, gestita dal Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Il quadro che emerge è allarmante: in Italia ci sono circa 40.000 edifici scolastici statali, e ben 36.000 non possono essere considerati a norma di sicurezza perché privi di una o più certificazioni obbligatorie. Il dato più grave riguarda le 3.588 scuole (pari al 9% del totale) completamente prive di ogni certificazione, senza collaudo statico, agibilità o certificato antincendio. Eppure, in quelle scuole entrano ogni giorno circa 700.000 persone, tra studenti, docenti e personale ATA.
A livello nazionale, appena il 10% degli edifici può essere considerato davvero sicuro e conforme agli standard. Una minoranza ristretta, che si concentra soprattutto al Nord, lasciando scoperto il resto del Paese.

Per la Sicilia, la situazione è ancora più drammatica. Secondo un’analisi precedente, soltanto il 18,9% degli edifici scolastici dell’isola possiede la certificazione di agibilità, la più basilare tra tutte. Ciò significa che oltre quattro scuole su cinque non offrono agli studenti neppure la garanzia minima prevista dalla legge. La forbice con il Nord è evidente: regioni come Emilia-Romagna o Veneto superano il 30%, mentre nell’isola non si arriva nemmeno a un quinto.
La fragilità non è una cifra astratta, ma un fatto che trova conferma nelle cronache. Oltre al caso della Buonarroti di Palermo, negli ultimi anni episodi simili si sono registrati a Catania, dove il crollo di un controsoffitto in un istituto tecnico costrinse alla chiusura temporanea delle aule, oppure a Messina, dove infiltrazioni e crepe hanno imposto il trasferimento degli alunni in edifici provvisori e all’istituto Gramsci a Bagheria con il crollo del controsoffitto di due classi nel 2018.
Ogni volta lo schema si ripete: l’allarme, le verifiche, le rassicurazioni temporanee, i fondi promessi. Ma la sostanza resta la stessa: scuole vecchie, spesso costruite prima degli anni Ottanta, mai adeguate dal punto di vista sismico e prive delle certificazioni più elementari.
Il dossier Tuttoscuola mette in fila questi dati senza possibilità di equivoci e aggiunge un elemento cruciale per la Sicilia: la collocazione geografica. L’isola, insieme a Calabria e Campania, rientra tra le zone a più alto rischio sismico d’Italia.
In queste aree, meno della metà degli edifici scolastici possiede il collaudo statico, il documento che certifica la resistenza della struttura in caso di terremoto. Significa che, se domani la terra dovesse tremare come accadde nel Catanese nel 2018, molte scuole non avrebbero le basi per garantire l’incolumità di studenti e insegnanti.
Questa fotografia nazionale, con i suoi 36.000 edifici fuori norma, assume in Sicilia contorni ancora più severi. Qui il problema non è soltanto burocratico o amministrativo, ma riguarda la quotidianità di migliaia di famiglie che, ogni mattina, affidano i propri figli a strutture che non possono dirsi sicure.
Ed è da questa consapevolezza — dal contrasto tra la normalità del calendario scolastico e l’anormalità delle condizioni strutturali — che ci accorgiamo che il gap strutturale non è solo numerico: è sociale. A parità di diritto allo studio, non tutti gli studenti italiani frequentano edifici sicuri.
La fotografia che emerge parla di scuole costruite decenni fa, con manutenzione insufficiente e interventi straordinari che arrivano con ritardo. In Sicilia, la vulnerabilità si intreccia con la geografia. Oltre al rischio sismico, dissesto idrogeologico e invecchiamento delle strutture amplificano il pericolo. Famiglie e operatori scolastici affrontano ogni giorno questa realtà, che diventa concreta appena suonano le campanelle dell’inizio dell’anno.
Le certificazioni di sicurezza fondamentali che servono
I dati completi del Ministero dell’Istruzione e del Merito relativi all’anno scolastico 2023-24 hanno sollevato un allarme sulla sicurezza degli edifici scolastici italiani, frequentati da milioni di studenti e personale. L’analisi del report, basata su questi dati, ha rivelato una situazione preoccupante: meno di un edificio su dieci in Italia possiede tutte le certificazioni di sicurezza fondamentali richieste dalla legge.
La situazione è ancora più grave se si considera che 3.588 scuole sono totalmente prive di qualsiasi certificazione. Questo significa che circa 700.000 persone si trovano a studiare e lavorare in strutture che, sebbene non necessariamente insicure, “sono tecnicamente irregolari e non conformi” alle prescrizioni di legge.
Le certificazioni non sono semplici adempimenti burocratici, ma documenti che attestano la conformità e la sicurezza degli edifici scolastici, ognuno con un ruolo specifico e vitale. L’assenza anche di una sola di queste certificazioni espone a rischi concreti la comunità scolastica.
-Certificato di Agibilità: Questo documento, rilasciato dagli uffici tecnici comunali o da un professionista abilitato, attesta che l’edificio è idoneo a ospitare persone in sicurezza. Valuta le condizioni igienico-sanitarie, la stabilità strutturale, l’efficienza degli impianti e la conformità alle normative antincendio. In sostanza, è la prova che la struttura è abitabile e sicura per l’uso a cui è destinata.
-Certificato di Prevenzione Incendi (CPI): Rilasciato dai Vigili del Fuoco, il CPI certifica che l’edificio rispetta le normative antincendio. Questo include la presenza e la funzionalità di estintori, idranti, uscite di sicurezza, luci di emergenza e un sistema di allarme. La sua assenza indica che la scuola non ha superato i controlli necessari per garantire la sicurezza in caso di rogo, rendendo inefficace qualsiasi piano di evacuazione.
-Certificato di Collaudo Statico: Questo documento, di fondamentale importanza soprattutto in un paese ad alta sismicità come l’Italia, attesta la stabilità e la sicurezza strutturale dell’edificio. Viene rilasciato da un ingegnere o architetto dopo aver verificato che la struttura è stata costruita e si mantiene secondo le norme tecniche vigenti. La sua mancanza, come evidenziato per la Sicilia, è un indicatore di rischio elevato in caso di terremoto o cedimenti strutturali.
-Omologazione degli Impianti Termici: Riguarda la sicurezza e l’efficienza degli impianti di riscaldamento (centrali termiche). L’omologazione garantisce che la caldaia e tutti i componenti dell’impianto siano installati e funzionino secondo le normative di sicurezza, prevenendo rischi come fughe di gas, esplosioni o emissione di monossido di carbonio.
-Documento di Valutazione dei Rischi (DVR): A differenza delle altre, che sono certificazioni esterne, il DVR è un documento interno prodotto dall’istituzione scolastica. Redatto dal dirigente scolastico in collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP), identifica tutti i rischi presenti nella scuola (strutturali, elettrici, chimici, ecc.) e pianifica le misure preventive e protettive per eliminarli o ridurli. La sua mancanza rende la scuola non conforme alle norme sulla salute e sicurezza sul lavoro.

-Piano di Emergenza ed Evacuazione: Anche questo è un documento interno, che stabilisce le procedure precise che il personale e gli studenti devono seguire in caso di emergenza, come incendio, terremoto o allagamento. Definisce i percorsi di evacuazione, i punti di raccolta e i ruoli di ciascuno, assicurando una risposta rapida e ordinata. La sua assenza significa che, in caso di pericolo, non ci sono istruzioni chiare e il panico potrebbe prendere il sopravvento, con conseguenze potenzialmente fatali.
Un problema strutturale: le cause e la catena di responsabilità
Le motivazioni delle mancate certificazioni possono essere le più svariate (il report ne evidenzia numerose: la carenza di finanziamenti, la burocrazia, lo scarico di responsabilità tra diversi soggetti, il fatto che il 17% degli edifici sono nati con una destinazione diversa e solo in un periodo successivo sono stati adibiti a scuola, oppure sono in corso attività di ristrutturazione, e così via).
Sta di fatto che ad oggi mancano quei documenti di legge, e quindi va verificato – edificio per edificio – se è così, perché e va fatto un piano di messa a norma dove applicabile.
Va ricordato che gli edifici scolastici sono di proprietà degli Enti locali (o da essi presi in affitto), che per legge ne garantiscono la realizzazione, il funzionamento, l’agibilità e la manutenzione ordinaria e straordinaria.
La drammatica situazione dell’edilizia scolastica è il risultato di un problema strutturale che si è stratificato per decenni. L’anzianità media degli edifici (spesso vicina ai sessant’anni, con alcuni risalenti al XIX secolo) e la mancanza di programmazione a lungo termine hanno creato un’emergenza costante. La responsabilità legale e materiale ricade principalmente sugli Enti locali (Comuni e Province), proprietari degli immobili.
I Comuni si occupano delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, mentre le Province gestiscono quelle di secondo grado. Tuttavia, non si può puntare il dito solo contro di loro.
Il problema è nazionale e richiede l’impegno congiunto di Governo e Regioni per l’implementazione di un piano di messa in sicurezza a lungo termine, con investimenti adeguati. Le carenze non sono solo “carte da archiviare”, ma la prova concreta di un sistema che, in un paese evoluto, mette a rischio la sicurezza di chi vive la scuola ogni giorno.
Chi rischia ogni giorno: ricordiamolo
I dati si traducono in vite. In Italia, quasi 8 milioni di studenti e circa 1 milione di operatori scolastici frequentano edifici che presentano criticità strutturali. In Sicilia, centinaia di migliaia di persone sono esposte quotidianamente.
Per molti, la scuola è luogo di apprendimento e socialità, ma anche di protezione. Eppure proprio lì, dove bambini e ragazzi dovrebbero sentirsi al sicuro, si nasconde un rischio quotidiano. Gli insegnanti raccontano di finestre che non si chiudono, calcinacci che cadono dai soffitti, impianti di riscaldamento malfunzionanti. I collaboratori scolastici si trovano spesso a svolgere compiti che esulano dalle loro mansioni, come controllare l’integrità degli estintori o segnalare crepe nei muri.
L’esperienza diretta del personale evidenzia quanto le mancanze burocratiche si traducano in vulnerabilità concreta. Gli studenti della scuola primaria Michelangelo Buonarroti di Palermo, dopo il crollo del 2022, hanno sperimentato sulla loro pelle quanto la sicurezza possa essere precaria.
Anche recenti episodi, come il crollo parziale del solaio alla scuola Padre Messina di Mussomeli nel 2025, oppure l’intonaco che si è staccato dal soffitto di una classe dell’istituto comprensivo Lombardo Radice a Siracusa mentre erano in corso le lezioni nel mese di ottobre del 2024, mostrano che il rischio non è confinato al passato o ai grandi centri urbani, ma è diffuso e reale in tutta l’isola.
Crolla l’intonaco in una scuola a Siracusa: scuola evacuata, microescoriazioni per un alunno
La vulnerabilità riguarda tutti: dagli alunni della scuola dell’infanzia ai ragazzi delle superiori, fino al personale che lavora in edifici che non rispettano neppure i parametri minimi di sicurezza. In Sicilia, la combinazione tra edifici privi di collaudo statico, zone sismiche e carenze nelle certificazioni di sicurezza rende ogni giorno una sfida alla protezione di chi frequenta le scuole. Non si tratta di ipotesi astratte, ma di scenari concreti che gli stessi operatori scolastici vivono quotidianamente.
Il dossier Tuttoscuola chiude con parole chiare: “Non siamo di fronte a casi isolati, ma a un problema sistemico che richiede interventi immediati e straordinari”.
La scuola italiana, e in particolare quella siciliana, vive una contraddizione: è il luogo simbolo della formazione, ma al tempo stesso rappresenta uno dei settori pubblici più esposti a rischi strutturali. Gli episodi di crolli e cedimenti sono segnali che non si possono più ignorare. Ogni anno si annunciano risorse, bandi e piani straordinari, ma i numeri restano fermi.
In Sicilia, terra fragile dal punto di vista sismico e con carenze significative nelle certificazioni, la questione assume i tratti di una vera emergenza costante nel tempo.
Garantire la sicurezza degli edifici scolastici non è un’opzione, ma un diritto fondamentale per studenti e personale. La fotografia che emerge dal dossier è impietosa, ma può essere anche il punto di partenza: dalla consapevolezza deve nascere la responsabilità politica di trasformare le scuole da luoghi di rischio a luoghi di protezione e crescita.
Ogni investimento nella manutenzione, nei collaudi e nelle certificazioni non è solo un obbligo normativo, ma un atto di tutela della vita e del futuro della comunità. Senza azioni concrete e immediate, l’apertura delle scuole ogni anno si accompagna a una preoccupazione inevitabile: la sicurezza non è garantita, e la scuola resta il simbolo della fragilità strutturale italiana.
Fonti e nota metodologica del dossier Tuttoscuola
La presente analisi realizzata da Tuttoscuola si basa sui dati ufficiali del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), pubblicati nella sezione Open Data dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica e consultabili al link https://dati.istruzione.it/opendata/opendata/catalogo/elements1/?area=Edilizia%20Scolastica.
I dati, riferiti all’anno scolastico 2023-24, sono stati elaborati e integrati con ulteriori informazioni dal dossier di Tuttoscuola, una pubblicazione autorevole che si occupa di analisi e approfondimenti sul mondo della scuola.
Questo dossier ha esaminato le certificazioni di sicurezza, come il collaudo statico, il certificato di agibilità e quello antincendio, per valutare la conformità degli edifici scolastici in Italia. La metodologia utilizzata da Tuttoscuola ha permesso di evidenziare in modo dettagliato le carenze strutturali e normative, in particolare la mancanza di una o più certificazioni obbligatorie che rendono la maggior parte degli edifici non a norma in Italia.