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“È stato un miserabile complotto”, Arnone scarcerato incontra la stampa

giovedì 1 Dicembre 2016

Arnone rispedisce le accuse al mittente. Secondo la Procura e i pm avrebbe preteso 50mila euro in cambio del silenzio su una vicenda di estorsione e avrebbe già incassato una prima rata da 14mila ma secondo lui è tutto un complotto. E’ la vicenda giudiziaria che riguarda Giuseppe Arnone, avvocato noto per la battaglie ambientaliste ed ex consigliere comunale che ieri ha raccontato alla stampa la sua versione dei fatti a ventiquattro ore dalla scarcerazione: “Non ho fatto nessuna richiesta illecita ed è falso che ci sono state pressioni. In parte si tratta di invenzioni della collega“, imputata per estorsione, “e in parte di conclusioni errate del gip”.

L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore Luigi Patronaggio e dai pm Alessandro Macaluso e Carlo Cinque, la collega a cui fa riferimento Arnone è Francesca Picone. La Picone è imputata in un processo di estorsione ai danni di alcuni clienti che hanno scelto Giuseppe Arnone come difensore. Secondo l’accusa quest’ultimo avrebbe fatto pretese economiche eccessive o illegittime e le condotte estorsive tramite pressioni consisterebbero nell’avere prospettato alla Picone la pubblicazione di un dossier e la messa in onda di un servizio sul programma Mediaset Striscia la notizia che rendesse note le presunte truffe ed estorsioni da lei messe in atto nei confronti dei clienti che aveva assistito in alcune vertenze previdenziali. Ma, tra le altre cose, la transazione prevedeva anche il ritiro della della costituzione di parte civile dei clienti di Arnone. Per star zitto insomma, e per far ritirare le accuse, avrebbe chiesto alla Picone una somma di 50mila euro e anzi, già la prima rata da 14mila euro sarebbe stata incassata. Arnone però si difende davanti ai giornalisti sostenendo che “Le transazioni erano due, una riguardava lei e l’altra me. Hanno mostrato alla mia cliente, che ha un titolo di studio di licenza elementare e mille sciagure alle spalle, un documento diverso. La collega aveva persino inviato un sms alla cliente dicendole che se non le avesse dato 10mila euro avrebbe perso l’indennità di accompagnamento. Non ho fatto alcuna pressione, ho solo detto che se fosse venuta Striscia la notizia non potevo restare il silenzio». Alcuni altri fatti avvalorano, secondo Arnone, anche l’ipotesi di una macchinazione nata anche negli ambienti investigativi e non solo dalla volontà della Picone.”È stato un miserabile complotto – continua l’avvocato sostenuto dai suoi legali Arnaldo Faro e Daniela Principato – ordito da chi voleva rovinarmi per ragioni di astio”.

 

 

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