Tasse elevate alla aliquote massime, servizi ridotti all’osso, ritardi nel pagamento degli stipendi del personale e centinaia di migliaia di euro di debiti nei confronti di altri enti ed imprese fornitrici di beni e servizi. E’ questa la condizione di grave sofferenza economico-finanziaria in cui versano 63 Comuni dell’Isola a rischio fallimento. Nel corso di questi ultimi 6 anni 35 hanno dichiarato lo stato di pre-dissesto, mentre 28 quello di dissesto. Il problema è stato sollevato dalla Cisl regionale con un convegno tenutosi nella mattinata di ieri a Palermo. L’organizzazione sindacale ha chiesto una cabina di regia interassessoriale per affrontare e risolvere le situazioni di crisi.
Un fenomeno che riguarda sia i grandi che i piccoli centri e che coinvolge 1.4 milioni di cittadini. Tra i primi spiccano le città di Catania e Messina, mentre colpisce positivamente il fatto che nella provincia di Trapani nessun Comune si trova in cattive condizioni.
I Comuni in pre-dissesto sono: Campobello di Licata nell’agrigentino; San Cataldo nel nisseno; Adrano, Catania, Linguaglossa, Mazzarrone, Randazzo, Riposto, Tremestieri Etneo nel catanese; Centuripe e Leonforte nell’ennese; Barcellona Pozzo di Gotto, Ficarra, Galati Mamertino, Giardini Naxos, Itala, Messina, Motta Camastra, Santa Domenica Vittoria, Sant’Alessio Siculo, Taormina, Terme Vigliatore, Villafranca Tirrena nel messinese; Belmonete Mezzagno, Caccamo, Partinico, Piana degli Albanesi e Ustica nel palermitano; Modica, Monterosso Almo, Pozzallo e Scicli nel ragusano; Avola, Pachino, Rosolini nel siracusano.
I Comuni in dissesto sono: Aragona, Casteltermini, Favara e Porto Empedocle nell’agrigentino; Mussomeli, Sommatino, Giarre, Mirabella Imbaccari, Palgonia, Scordia e Vizzini nel catanese; Barrafranca nell’ennese; Brolo, Mazzarà Sant’Andrea, Milazzo, Scaletta Zanclea, Tortorici nel messinese; Bolognetta, Borgetto, Carini, Casteldaccia, Cefalù, Cerda, Monreale nel palermitano; Agate nel ragusano; Augusta, Cassaro e Lentini nel siracusano.
Se in questi anni non riusciranno a ridurre drasticamente le uscite e a rispettare i piani di riequilibrio per loro si attiveranno le procedure di fallimento, con conseguenze nefaste per il personale, i cittadini e i creditori.