“È stato pubblicato l’1 aprile, a cura del Servizio Studi della Banca d’Italia, il bollettino nazionale che fotografa lo stato di salute delle banche e dei bancari “. A renderlo noto, Gino Sammarco, dirigente della Uilca Sicilia.
“In Italia – spiega esaminando i dati – nel 2017 esistevano 27.374 sportelli bancari, a fine 2018 erano 25.404, ben 1.970 in meno. I lavoratori bancari , che a fine 2017 erano 286.222, a fine 2018 raggiungevano i 278.204, con una flessione di 8.018 unità, frutto di licenziamenti, pensionamenti anticipati ed esodi per così dire ‘volontari’ “.
“In Sicilia a fine 2018 resistevano 1273 sportelli bancari ben 143 in meno del 2017 quando erano 1.416. Si contano anche 700 lavoratori in meno in un anno poiché si è passati dai 10.971 del 2017 ai 10271 di fine 2018″.
“In particolare a Palermo – prosegue Sammarco – i bancari sono passati dai 3.218 del 2018 ai 2.840 del 2017, a Catania erano nel 2017 2.265 e nel 2018 soltanto 2.181, a Messina una flessione di 76 unità, a Trapani meno 77, ad Agrigento meno 29, a Caltanissetta meno 30, a Enna meno 15, a Ragusa meno 30 ed a Siracusa meno 40,soltanto in un anno senza confrontare questi numeri con quelli di 10 o anche 5 anni fa.”
Queste cifre in continua flessione dimostrano che l’investimento nel digitale se ha dato benefici ai bilanci di alcune banche ha tagliato drasticamente i posti di lavoro e la presenza degli sportelli con conseguenze rilevanti sia per le famiglie dei bancari che hanno visto ridursi drasticamente il proprio reddito sia per la clientela, specie nelle zone della Sicilia che non hanno più uno sportello bancario.
Circa 100 sono i comuni che negli ultimi anni sono rimasti senza uno sportello bancario. Questa assenza delle banche sulla piazza ha portato ad una desertificazione del credito in Sicilia specie quello alle famiglie ed alle piccole imprese costringendo la clientela a maggiori costi e sacrifici quando non a rivolgersi ad occasionali filiali di “occasionali” finanziarie.”
“La politica del credito in Sicilia -conclude Sammarco – è stata sempre decisa al nord, ma i licenziamenti e le mancate assunzioni restano sulle spalle dei lavoratori e delle famiglie siciliane”.