“In Sicilia esiste una drammatica carenza di alloggi: la cifra si aggira attorno ai 40 mila alloggi pubblici mancanti in base alle richieste, secondo quanto emerso dalle relazioni dei servizi sociali e alle domande pervenute. Parliamo di famiglie povere o che vivono nell’indigenza richiedenti un alloggio dignitoso. Un numero destinato a crescere perché sta crescendo il numero di provvedimenti di sfratti esecutivi”, ha detto Musumeci nel corso di una conferenza stampa a Palazzo d’Orleans con l’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone.
“Riteniamo che bisogna cambiare il sistema di gestione del patrimonio abitativo pubblico. Nelle prossime settimane sarà varato un disegno di legge che dovrà porre fine ai 10 Istituti autonomi case popolari, recuperando il personale e il patrimonio, e razionalizzando la gestione del patrimonio abitativo attraverso una soluzione che noi riteniamo equa, economica e soprattutto adeguata a fare fronte a questa drammatica emergenza”, ha continuato Musumeci.
“Volevamo affidare alle nove Province il compito di gestire il patrimonio residenziale pubblico, stiamo confrontandoci con alcuni esperti per poter capire come rendere indolore il passaggio dagli Iacp alle Province, ai Liberi consorzi e alle Città Metropolitane – ha aggiunto -. Ci siamo anche chiesti se i beni confiscati alla mafia possano essere utili alle prime immediate esigenze, ai casi più disperati: la legge non è molto chiara da questo punto di vista e per poter fare chiarezza terremo domani pomeriggio, con l’assessore Falcone, un incontro con il direttore nazionale dell’Agenzia per i beni confiscati”.
Ed ecco la situazione economica e organizzativa dell’Istituto autonomo case popolari: “In Sicilia operano 10 Istituti autonomi case popolari che dal nostro punto di vista hanno già esaurito la loro forza propulsiva, la capacità di gestione, il patrimonio edilizio è in condizioni di degrado, la manutenzione non viene assicurata, crescono i debiti, qualche volta si registrano illeciti all’interno degli stessi Enti che dispongono anche di personale qualificato – ha aggiunto Musumeci -. C’e’ una gestione politica degli Istituti assai spregiudicata, dall’altra parte ci sono anche potenzialità risorse umane e patrimoniali che rimangono inespresse. Nel frattempo la gente occupa persino le chiese per rivendicare e gridare forte il diritto alla casa”.
“L’Istituto autonomo case popolari di Palermo ha un debito di 15 milioni di euro nei confronti dell’azienda che eroga l’acqua. A livello regionale la situazione debitoria può superare i 30 milioni di euro. In questa situazione la Regione, che ha anche un compito di vigilanza, non può non intervenire”, ha fatto sapere Musumeci. “Nell’immediato il Governo vuole venire incontro agli Istituti mettendo a disposizione sostanziose somme di cui già si dispone – ha aggiunto -. E’ mancata la programmazione, la volontà politica, la celerità. Abbiamo recuperato una delibera del Governo Crocetta da 19 milioni derivanti da economie da fondi ex Gescal, impegnati a favore di tre province: Enna, Messina e Palermo. Nei prossimi giorni sarà ammessa allo stesso finanziamento anche la provincia di Catania, per una cifra che esula dai 19 milioni, e poi le rimanenti altre province”.
Musumeci ha quindi annunciato: “Un altro intervento più sostanzioso sui fondi comunitari del Piano operativo Fesr 2014/2020: abbiamo previsto 42 milioni di euro per la misura finalizzata all’inclusione sociale e alla lotta alla povertà. Una misura – ha concluso – che permetterà al Governo di realizzare 22 interventi, stavolta in tutte e 9 le province dell’Isola”.