A distanza di un anno rispetto alle altre grandi città italiane, a Palermo, nel 2017, i cittadini saranno chiamati alle urne per le elezioni comunali e per quelle regionali.
Per quanto riguarda le amministrative, già negli ultimi mesi del 2016 candidati, partiti e liste hanno iniziato le loro campagne elettorali. Eppure, come denunciano sociologi del calibro di Bauman (scomparso pochi giorni fa) e Diamanti, la democrazia, per come l’abbiamo intesa negli ultimi secoli, sta vivendo una profonda crisi. Il rischio cui si va incontro è dunque quello di una scarsa partecipazione alle urne e dell’affermazione di movimenti politici che affidano le loro strategie elettorali ad una comunicazione di stampo populista (vedi il caso di Trump negli Stati Uniti o della Brexit).
Per capire cosa possiamo aspettarci dalle prossime amministrative palermitane può essere interessante andare ad esaminare i risultati delle elezioni delle altre grandi città italiane che hanno votato nel 2016.
Il grafico riportato di seguito mette a confronto le percentuali di voto degli aventi diritto a Torino, Milano, Napoli e Roma nelle ultime due tornate elettorali (in verde quella del 2011/2013, in rosso quella del 2016).
Ad eccezione dell’esperienza romana, il grafico mostra un trend decrescente degli aventi diritto al voto che si sono recati alle urne per manifestare le loro preferenze.
Per quanto riguarda il voto invece, a Roma ed a Torino nel 2016 gli elettori hanno dato un forte segno di discontinuità politica.
Nella capitale, dopo la discussa esperienza di Marino, candidato del PD, il M5S ha trovato spazio trionfando in uno scenario politico molto confuso.
Ha stupito ancor di più il risultato di Torino, dove il sindaco uscente del PD Piero Fassino, pur avendo incontrato la soddisfazione dei suoi cittadini nel precedente mandato, è stato scalzato al ballottaggio dal candidato M5S Chiara Appendino. Milano e Napoli, nel 2016, hanno invece confermato le esperienze precedenti. Nel capoluogo lombardo il candidato del PD, Giuseppe Sala, è andato a sostituire Giuilano Pisapia, sempre del PD.
A Napoli, che per molti versi rappresenta un’esperienza simile a quella palermitana, Luigi De Magistris, candidato nel 2011 con l’Italia dei Valori, ha riconfermato il suo mandato presentandosi con l’appoggio di diverse liste civiche e dando continuità al suo programma politico.
A Palermo nel 2012, anno delle ultime amministrative, si era recato alle urne il 63,24% dei palermitani aventi diritto, una percentuale leggermente superiore rispetto alle elezioni del 2007. Vedremo se il capoluogo siciliano riuscirà a mantenere una percentuale di votanti superiore al 60% degli aventi diritto.
Tra i candidati, in attesa delle decisioni definitive di PD, Forza Italia e M5S, spiccano i nomi del sindaco uscente prof. Leoluca Orlando, appoggiato dalla sinistra palermitana, e quello di Fabrizio Ferrandelli, sconfitto al ballottaggio nel 2012.
E per quanto riguarda le regionali? Scenario ancor più imprevedibile se consideriamo che nel 2012 si era recato alle urne meno della metà degli aventi diritto e che i candidati che avevano raccolto più voti (Rosario Crocetta e Nello Musumeci) sembrano avere tutta l’intenzione di ricandidarsi.