IlSicilia.it continua il ciclo di interviste sulla situazione degli istituti penitenziari siciliani. Abbiamo parlato con Santi Consolo, Garante per la tutela dei diritti dei detenuti in Sicilia.
Consolo, classe ’51, magistrato in pensione, è stato nominato nel 2023 con decreto del presidente della Regione. Personalità dall’alto profilo e dalla lunga esperienza. Consolo è stato Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria presso il ministero della Giustizia, fatto parte del Csm come componente togato e procuratore generale presso la Corte d’Appello a Catanzaro e a Caltanissetta.
Le carceri siciliane, così come nel resto del Paese, vivono una situazione di emergenza strutturale e organizzativa. Lo evidenzia il dottor Santi Consolo, Garante per i detenuti in Sicilia, che descrive un quadro preoccupante, pur riconoscendo un dato positivo: il tasso di suicidi tra i detenuti siciliani è inferiore rispetto alla media nazionale, meno della metà rispetto alle altre regioni italiane. “La situazione è pressochè carente. L’unico dato positivo è che il numero dei suicidi, in proporzione alla popolazione detentiva, è nettamente inferiore a quello di altre regioni italiane” dichiara Consolo.
Tuttavia, su altri fronti, la situazione è tutt’altro che incoraggiante.
Uno dei principali problemi segnalati è il sovraffollamento degli istituti penitenziari. Questa criticità si riflette negativamente sulle condizioni di vita dei detenuti e sulle opportunità di rieducazione e reinserimento sociale, che – secondo Consolo – sono quasi inesistenti. “Viviamo un gravissimo paradosso della rieducazione”, afferma il Garante, sottolineando come il reinserimento sociale, in molti casi, sia più un mito che una realtà.
A mancare, infatti, sono soprattutto le progettualità che possano dare una speranza concreta ai detenuti, attraverso percorsi trattamentali capaci di preparare a un ritorno alla vita civile.
Un’altra criticità secondo Consolo, non riguarda solo i detenuti ma anche il personale penitenziario. “Anche se ci sono state nuove assunzioni, i giovani che intraprendono questo lavoro a mio avviso non sono adeguatamente formati per i difficili compiti che devono affrontare”.
Le carenze riguardano anche gli stessi spazi fisici delle carceri, che risultano inadatti a garantire condizioni dignitose sia per i detenuti che per chi vi lavora.
Sul fronte legislativo, il dottor Consolo ha espresso opinioni già in passato favorevoli a misure come la liberazione anticipata, allargata, proposta dal decreto Nordio. Tuttavia, il Garante sottolinea come le risposte delle istituzioni siano tardive e insufficienti, spesso rinviate di mesi o addirittura di anni.
“Questo significa che nell’immediato non ci sono risposte, che i suicidi nelle carceri continuano a essere sempre più frequenti, come pure morti per altre cause non del tutto accertate, ma intuibili, come per esempio la carenza di assistenza sanitaria, che determinano una situazione particolarmente grave.“, sottolinea Consolo, richiamando l’attenzione sull’aumento dei suicidi e delle morti per cause non accertate, molte delle quali riconducibili alla carenza di assistenza sanitaria.
Il quadro complessivo che emerge dalle carceri siciliane è dunque quello di un sistema in profonda crisi, in cui la mancanza di interventi immediati e strutturali rischia di trasformare i luoghi di detenzione in vere e proprie trappole senza speranza per chi vi è recluso.
La sicurezza, afferma Consolo, non può essere garantita senza un concreto impegno nel promuovere il reinserimento sociale, che resta uno degli obiettivi più disattesi dell’intero sistema penitenziario.
Articolo di Samuele Arnone e Joska Arena