Il Centro cardiologico Monzino e l’Università Statale di Milano, hanno pubblicato sul ‘Journal of American College of Cardiology Basic to Translational Science‘ una nuova ricerca che spiega, per la prima volta, il meccanismo che correla l’emicrania con aura e le malattie cardiache congenite. In particolare si analizza che relazione abbia col difetto cardiaco congenito del forame ovale pervio (Pfo), chiamato ‘buco nel cuore’. Questo è, in parole povere, la mancata chiusura totale alla nascita della comunicazione tra atrio destro e sinistro.
Dalla ricerca si evince che il sangue di soggetti con emicrania e Pfo presenta un numero elevato di piastrine e di microvescicole che rilasciano una proteina che innesca la cascata della coagulazione e la formazione di trombi. Questo è causato dallo stress ossidativo, condizione che altera le funzioni delle nostre cellule e tessuti.
A fronte di questo, i ricercatori suggeriscono, a neurologi e cardiologi, di raccomandare la chiusura del forame, ricercando eventualmente tale difetto nei pazienti con emicrania con aura refrattaria ai farmaci. Sono circa il 35% dei soggetti con Pfo a soffrire di emicrania con aura (70% donne) e, in questi pazienti, gli attacchi di emicrania spariscono o si riducono molto dopo la procedura di chiusura del forame. Non è mai stato chiarito fino ad ora il meccanismo che accomuna Pfo e sintomo emicrania con aura.
Solitamente l’azione dei radicali liberi viene contrastata da sostanze antiossidanti, ma nei pazienti con Pfo, ad esempio, queste possono non essere sufficienti, determinando la formazione di micro emboli. L’intervento quindi consente di rimuovere la causa dell’attivazione piastrinica, evitando al paziente una terapia cronica.