“Il problema è tutt’altro che risolto. Se noi guardiamo alle nostre regioni del Mezzogiorno la diffusione dei fenomeni estorsivi è assolutamente notevole”. Lo dice ai nostri microfoni Tano Grasso, imprenditore tra i primi a denunciare il racket del pizzo e fondatore della Federazione della associazioni antiracket e antiusura italiane (Fai).
Sulla delicata situazione che riguarda il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, oggetto di un agguato da parte di Cosa nostra, Grasso dice “Per la prima volta si sono accesi i riflettori su un mondo tenuto sommerso. Cioè sul mondo dei boschi, degli allevamenti e avendo acceso i riflettori lì ovviamente si mettono in moto dei meccanismi di reazione. La cosa più importante del protocollo ideato dal presidente Antoci qual è? Una cosa che a noi appare banale: è mai possibile che tu puoi dare migliaia di ettari in concessione ad un’azienda senza chiederne il certificato antimafia? Senza fare una verifica? Cioè l’uovo di Colombo e quest’uovo di colombo ovviamente mette in moto delle reazioni, perchè non si tratta di un problema solo di carcere ma di interessi economici, anche rilevanti”.