“Quella sull’Etna è una colata di tipo turistico, confinata in una zona isolata e che se dovesse continuare, secondo gli scenari previsti, potrebbe scendere di altri duecento metri“. Così Salvo Cocina, capo dipartimento della Protezione civile della Regione Siciliana, con l’Ansa fa il punto della situazione sull’eruzione in corso sul vulcano attivo più alto d’Europa, il cui tremore interno è crollato su valori medio bassi, sottolineando che i pericoli arrivano dall’assalto di turisti, curiosi e appassionati.
“Lo scorso fine settimana – ricorda Cocina – ci sono state circa duemila persone che hanno voluto vedere l’eruzione dal vivo, da vicino. I problemi sono stati nelle strade di accesso, piccole provinciali, che sono state ostruite, bloccando le vie d’accesso anche ai mezzi di soccorso. Ma non solo, per raggiungere il fronte lavico occorre seguire una pista, e poi fare anche un fuori pista, di 5,5 chilometri da percorrere in un’ora e mezza al buio e al freddo. Molti non erano attrezzati e c’era chi non conosce i pericoli di un sentiero dissestato dell’Etna dove, per esempio, il calore fa ghiacciare parte della neve, ma che rimane soffice di sotto, e se la calpesti in quel tratto sprofondi“.
Cocina spiega che sono poche le denunce nei confronti chi ha trasgredito le ordinanze dei Comuni: “Intanto si sono potute fare soltanto dopo che c’è stato il provvedimento dell’Ente locale – osserva – poi sono poche persone, del resto come si può controllare un flusso così imponente di presenze? Tutto sommato non ci sono stati feriti gravi, la gente è più preparata, ma occorre sempre prudenza“. E sugli sciatori vicino alla colata Cocina spiega che “sono immagini che risalgono ai primi giorni dell’eruzione, poi gli episodi non si sono più ripetuti“.