Subisce una nuova battuta d’arresto il percorso per la stabilizzazione dei 2.008 lavoratori ex Pip, per i quali l’Ars aveva disposto nella manovra finanziaria dell’aprile scorso il passaggio alla Resais, società partecipata della Regione Siciliana. Stavolta sono le stesse forze politiche che in passato avevano sostenuto il provvedimento, forzando la mano sulla sua legittimità costituzionale, a tirare il freno.
Sulla norma, impugnata dal governo nazionale, pende il giudizio della Consulta che potrebbe vanificare tutto. Se la sentenza dovesse essere sfavorevole i lavoratori che nel frattempo fossero passati alla Resais rischierebbero di rimanere fuori anche dal bacino in cui si trovano adesso. E’ questo il timore emerso oggi in Commissione Bilancio, che si riunirà domani per continuare la discussione.
Una vera e propria beffa per chi da circa 20 anni attende di uscire dalla precarietà. Infatti, se dovesse accade questo i contratti che verrebbero stipulati con la Resais decadrebbero e allo stesso tempo i lavoratori non avrebbero nessuna garanzia giuridica per tornare indietro. Per gli onorevoli della maggioranza Giuseppe Milazzo, Vincenzo Figuccia, Edy Tamajo e Marianna Caronia, quindi, bisogna scongiurare il rischio. Secondo loro è necessario stabilire una interlocuzione con il governo nazionale al fine di definire congiuntamente una norma transitoria che assicuri il futuro dei lavoratori. Solo a questa condizione sarà possibile dare seguito all’iter avviato nei giorni scorsi dagli uffici dell’Assessorato al lavoro.
Per Giuseppe Lupo, capogruppo del Partito democratico, invece, sarebbe più opportuno posticipare la data del transito alla Resais dopo il pronunciamento dei giudici. Una soluzione che però gli esponenti della maggioranza non condividono perché non farebbe altro che prolungare sine die lo stato di precarietà degli ex Pip. In effetti nessuno è in grado di stabilire quanto sarà pubblicata la sentenza, anche se comunque è facile prevedere che i tempi saranno abbastanza lunghi.