Il sogno per il centrodestra siciliano del ritorno all’elezione diretta delle Province è al momento accantonato. Finché sarà in vigore la legge “Del Rio” qualsiasi tentativo risulterà vano. Non è un mistero che il governo Meloni sia proiettato verso la reintroduzione del voto a suffragio universale, ma ad oggi non è stato fatto, concretamente, alcun passo avanti.
Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, dopo ben 18 rinvii, tre diversi governi regionali e più di un rimprovero da parte della Corte Costituzionale, ha fissato la data per le elezioni di secondo livello per domenica 27 aprile, per eleggere i presidenti e i consiglieri dei Liberi consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani e i componenti delle assemblee delle Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Presidenti sono, per legge, i sindaci metropolitani Roberto Lagalla, Enrico Trantino e Federico Basile.
Voteranno i sindaci e i consiglieri eletti di ogni comune, ma con un’eccezione: i sindaci che hanno davanti gli ultimi 18 mesi di mandato non potranno candidarsi alla guida dell’ex Provincia.
La legge prevede il voto ponderato con diverse fasce di classificazione dei comuni in base alla popolazione, suddivise, stando alla legge, in: comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 3.000 e fino a 5.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 5.000 e fino a 10.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 10.000 e fino a 30.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 30.000 e fino a 100.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 100.000 e fino a 250.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 250.000 e fino a 500.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 500.000 e fino a 1.000.000 abitanti; comuni con popolazione superiore a 1.000.000 abitanti.
Per quanto concerne, invece, la ripartizione dei seggi nei consigli metropolitani e dei Liberi consorzi, basandoci sugli ultimi dati a disposizione, spetteranno 18 consiglieri rispettivamente per Palermo e Catania, 14 per Messina, 12 per Agrigento, Ragusa, Siracusa, e Trapani e infine 10 per Enna e Caltanissetta.
Questo è, a oggi, il quadro attuale. Ma tornando indietro nel tempo, le ultime elezioni provinciali di primo livello si tennero nell’ormai lontano 2008 quando il centrodestra, a trazione PdL, si impose su tutte e nove le province.
Partendo dal capoluogo, a Palermo prevalse Giovanni Avanti con il 72,30%; a Catania Giuseppe Castiglione con il 77,62%, oggi deputato alla Camera per FI; a Messina Nanni Ricevuto con il 75,39%; ad Agrigento Eugenio Benedetto D’Orsi con il 67,88%; a Ragusa Franco Antoci con il 65,40% (si votò anticipatamente l’anno prima); a Siracusa Nicola Bono con il 68,55%, a Trapani Mimmo Turano con il 65,79%, attuale assessore regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale nel governo Schifani; a Caltanissetta Giuseppe Federico con il 63,50% e infine ad Enna Giuseppe Monaco con il 53,87%, con un’affluenza totale del 64,46%.
Sono passati 17 anni da allora, ma con buona probabilità non cambierà la sostanza. Palermo e Catania sono già a guida centrodestra, a Messina Sud chiama Nord si è avvicinato al governatore Schifani e nei 6 Liberi consorzi la tendenza è nettamente favorevole ai partiti della coalizione di governo.
Si vociferano già i primi nomi, come quello del sindaco di Comiso Maria Rita Schembari per la provincia di Ragusa, ma certamente, come da prassi, per trovare una quadra definitiva ci vorrà tempo. Saranno settimane movimentate quelle che ci separeranno dal fatidico 27 aprile.