La Sicilia è al terzo posto in Italia per gli alert nel 2023 per attacchi cyber. E’ quanto emerge dal report Crif azienda specializzata in sistemi di informazioni creditizie, i dati in circolazione sul dark web a livello globale sono oltre 7,5 miliardi, con un incremento delle segnalazioni del +15,9%.
I tipi di dati più frequentemente rilevati sull’open web, quindi accessibili da chiunque sulla rete, sono stati il codice fiscale (57,5%) e l’e-mail (30,1%), seguiti a distanza dal numero di telefono (8,2%). Le fasce di età maggiormente coinvolte sono quelle degli over 60 (26,5%) e dei 51-60 anni (25,8%), seguite dagli 41-50 anni (25,3%). La Sicilia è al terzo posto tra le regioni, dove vengono allertate più persone (8,4 %) dopo il Lazio (19,6%) e la Lombardia (13,6%). Le principali categorie di dati che sono oggetto di attacco rimangono, anche nel 2023, password, indirizzi e-mail, username, nome e cognome e numero di telefono.
Queste informazioni circolano prevalentemente sul dark web. “Nel 2023 si è assistito a un proliferare di strumenti messi a disposizione dei “kit di phishing”, pronti per essere utilizzati anche da hacker meno esperti, per colpire i consumatori – afferma Gabriele Urzì dirigente nazionale Fabi e responsabile salute e sicurezza Fabi Palermo – Com’è noto è molto diffuso il phishing bancario, una tecnica fraudolenta mediante email, sms o telefonate e con la quale i truffatori ingannano le vittime inducendole a rivelare i propri codici di accesso bancario e codici dispositivi, permettendo così il furto di fondi dai conti. Con alcune applicazioni, si scambiano i dati rubati, ma anche le istruzioni per creare malware pronti all’uso o per compravendere strumenti a servizio degli hacker. Basta infatti una semplice ricerca all’interno delle applicazioni per scovare canali e gruppi di scambio di dati personali, tra cui anche carte di credito. In particolare, per le carte di credito, oltre al numero della carta, spesso sono presenti nel dark web anche il codice di sicurezza (cvv) e la data di scadenza: 96,9% dei casi”.