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I ricordi

Ma Quando Impari Uomo del mio Tempo?

sabato 3 Febbraio 2024

Carissimi

Io mi ricordo quando sono nato e ho perfettamente vivi in mente i miei primi dieci anni di vita corredati da bei ricordi di qualità che ancora oggi mantengono la loro importanza.

Quando sono nato io i Beatles in realtà stavano cominciando ad avere successo, però si sarebbero sciolti da lì a meno di un decennio, mi sono scambiato di poco con miti come Gary Cooper, Fausto Coppi, Mario Riva ma sono arrivato giusto in tempo per conoscere Marilyn Monroe e vedere in vita Totò,

Ma ricordo anche cose brutte, gli omicidi dei fratelli Kennedy, ho visto morire Lorenzo Bandini su una Ferrari a Montecarlo (e da allora dicono che il Drake non sarebbe stato più lo stesso).

Ho vissuto la grande notte del 69 nella quale due uomini scendevano sulla luna, ho visto i grandi attori recitare nella televisione bianco e nero, ho imparato ad amare il calcio attraverso Gianni Rivera, ho visto la grande Inter, il grande Milan iniziare a vincere le coppe dei campioni (per poi entrare in un lungo letargo).

Ma quante cose belle e importanti che ancora oggi mitizziamo e da evocare, stavano accadendo e queste erano solo una parte.

Un’epoca certamente dove la gente si dava da fare, si leccava le ferite e voleva reagire, perché se ci penso a distanza di tempo, io sono nato quando la seconda guerra mondiale era finita da appena 15 anni, anche se poi voi mi insegnate che la guerra civile che da lì si è generata non si è mai esaudita, almeno nel livore e nella divisione culturale, se ancora oggi c’è chi artatamente continua a guardare al passato per costruire il futuro, perché non ha fatto i conti con la storia e non si è rassegnato ad andare avanti.

Per questo, per me, determinate ricostruzioni televisive di particolari periodi storici fatte oggi, lasciano il tempo che trovano, perché a differenza di tante altre situazioni che dopo cinquanta anni, non essendoci più molti dei protagonisti, possono esser descritte con la dovuta imparzialità, al momento attuale per i periodi di cui sopra non ci sono ancora le condizioni per poterli guardare con una certa asetticità.

Noi certa storia non ce la siamo mai lasciati alle spalle e ancora oggi ci presentiamo come un paese diviso se pensiamo a quanti sforzi erano stati fatti per mettere insieme le realtà diverse, dall’Austria alla Sicilia, con lingue diverse e storie diverse ostinandosi a chiamarla Italia (perché una volta questi confini coincidevano con parte dell’impero romano) sappiamo che poi storicamente non lo erano mai più state, divisi in tanti piccole “monarchie” che hanno conservato nel tempo anche la logica del campanile feudale.

È difficile chiamarci nazione, probabilmente saremo un popolo, ma nazione è sempre ancora difficile da digerire, se ci riflettiamo siamo sempre una Repubblica giovane.

Quando sono nato io, ci accontentavamo di ciò che c’era, però i nostri genitori avevano un sogno, forse perché loro sì che erano passati attraverso la guerra e avevano vissuto quella che era la fame, ma al di là della fame che è una cosa che si perpetra nel tempo e senza necessità di conoscerla attraverso la guerra, la troviamo ancora oggi non solo in alcune parti al mondo più povere, ma molto spesso dietro l’angolo, quello che è stato terribile e secondo me non poteva che segnare le vite di chiunque. l’aver vissuto questa esperienza.

La guerra tira fuori quanto di peggio possa avere un uomo nel suo animo e in quei momenti spinto alla disperazione o alla necessità di sopravvivere giunge a toccare il fondo sconfessando tutti quelli che sono i principi di natura morale, vocandosi alla schiavitù al denaro e all’accaparramento o protezione della roba, ancor di più dell’istinto di sopravvivenza, trasformando l’essere umano in un animale, non avendo alcuna dignità prima di potersi vendere ad un altro individuo e addirittura fino all’estremo gesto, quello di uccidere un nemico perché un nemico rappresenta un pericolo senza riflettere per un istante che dall’altro individuo, un altro uomo con una propria storia, perché nemico.

Ecco, un altro uomo, quando sono nato, sono stato come tutti un bambino amato da una madre che mi atteso, curandomi, proteggendomi e crescendomi costruendo per me un progetto di vita e sol pensare che tutti questi sacrifici si sarebbero potuti vanificare in un istante.

Ora come si può vivere serenamente e cercare di trovare il sonno quando in molte parti del mondo c’è la guerra, c’è la disperazione, ci sono madri disperate per la sorte dei propri figli, c’è la fame indotta da interessi personali quasi sempre economici come la voglia di spostare o acquisire ricchezze con grande cinismo e non dimentichiamo (lo sappiamo tutti), la guerra la fanno i poveri, mentre i ricchi se ne tengono lontani.

Quando sono nato io si inseguivano ideali che professavano la vita, la libertà, l’amore e in tutti c’era una convinzione più che una certezza, non avremmo mai più dovuto vivere determinate esperienze nefaste e che in un modo libero l’uomo attraverso il lavoro avrebbe ritrovato la sua dignità e che soprattutto avremmo messo al bando la guerra, qualunque tipo di guerra.

Purtroppo, oggi tutta quella energia positiva sembra essersi esaurita come se l’umanità si fosse già dimenticata di quegli orrori, e ancora oggi in un momento in cui l’unico grande bene e investimento da fare sarebbe stato l’amore ci troviamo ancora chi semina odio e a raccoglie morte, come se la vita non avesse più valore.

Un abbraccio, Epruno.

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