In merito alla recente decisione dell’Azienda Ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello di stipulare un accordo con una scuola di falconeria Asafalchi di Giardinello per far volare sui tetti dei due ospedali alcuni falchi, che avranno il compito di allontanare i piccioni, la Lipu di Palermo manifesta alcune perplessità.
“Partiamo dal fatto che in natura, e anche nei centri urbani, esistono già dei rapaci capaci di catturare il piccione, ma è altamente improbabile che il semplice volo di un rapace possa far fuggire tutta la popolazione di piccioni presenti in un determinato luogo”, precisa.
“Per quanto concerne l’uso di falchi da falconeria negli aeroporti, l’Enac, Ente nazionale per l’Aviazione civile, – aggiunge – ha diramato una circolare (Apt-01A) nella quale è possibile leggere che: ‘Si tratta di un sistema poco utilizzato, che presenta forti limiti, poiché un falco può cacciare soltanto per poche ore al giorno e non può essere utilizzato di notte e nelle giornate con vento e pioggia’”.
“Ma – incalza – ci sono motivazioni di carattere etico: i rapaci vengono strumentalizzati come puro ‘fenomeno da circo’, calpestando la loro dignità di esseri senzienti, costretti ad assumere comportamenti che non rispecchiano quello naturale. Per questo sono perennemente soggetti ad una condizione di stress fisico e psichico”.
“Tra l’altro, la falconeria, oggi, è un’attività che presenta larghe zone d’ombra collegate al commercio e ai prelievi illegali in natura ed è indicata da Birdlife International, come una delle cause del decremento di molte popolazioni di uccelli rapaci. Ci limitiamo a citare il furto di circa tre anni fa di 2 Aquile del Bonelli in Sicilia ritrovate poi in provincia di Alessandria insieme a certificazioni CITES false.
Dal punto di vista normativo, la falconeria è equiparata a una pratica venatoria e non si può esercitare in città, nei mesi in cui la caccia è chiusa e su specie non cacciabili come il piccione di città. Inoltre, con l’inizio della stagione riproduttiva, tali falchi potrebbero disturbare alcune specie che nidificano nei due complessi ospedalieri di Villa Sofia e Cervello”.
“Chiediamo, pertanto – spiega Giovanni Cumbo, Delegato della Lipu di Palermo – se l’Azienda Ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello abbia informato e fatto richiesta agli uffici competenti del Comune di Palermo. Vorremmo anche conoscere che tipo di autorizzazioni tale Azienda possiede, per aver potuto stipulare questo accordo con la ditta Asafalchi di Giardinello”.
“Esistono delle alternative concrete all’utilizzo dei rapaci – prosegue Cumbo – che la LIPU ha prodotto in un documento tecnico-scientifico (aggiornato di recente) che affronta la problematica del Piccione di città sotto molti punti di vista (ecologico, normativo, di convivenza) proponendo delle soluzioni che possono consentire a piccioni ed esseri umani di convivere pacificamente. Tra l’altro, alcuni mesi avevamo già informato l’azienda in questione sui metodi alternativi da seguire, così come avevamo chiesto la sostituzione delle attuali reti antintrusione (inadeguate e semi-distrutte che provocarono la morte di un gheppio e di alcuni piccioni rimasti aggrovigliati tra le maglie). Nulla di ciò è stato fatto, e le reti restano piene di piume ed escrementi ai danni della salute dei pazienti dell’ospedale di cui tanto si è parlato. Inoltre, i volatili rischiano ancora di rimanere incastrati, ivi inclusi i falchi usati per la falconeria.
La Lipu si è resa disponibile a un incontro con l’Azienda e a consegnare il documento sulla gestione del piccione di città.