Prosegue il calo dei fallimenti delle aziende italiane, ma non in Sicilia dove il numero delle imprese fallite cresce dell’8,8%. Si tratta di 731 procedure a fronte delle 672 avviate nell’anno precedente. Nell’Isola però si registra un tasso di fallimento, dell’1,6%, inferiore rispetto alla media nazionale, dell’1,9%.
A livello nazionale, invece, i fallimenti sono scesi del 7% neiprimi undici mesi del 2016 attestandosi a poco più di 1.000 al mese. In totale sono state 11.655 le procedure fallimentari aperte dalle imprese tra gennaio e novembre dello scorso anno, contro le 12.583 dell’analogo periodo dell’anno precedente. È quanto emerge dalla fotografia scattata da Unioncamere-InfoCamere.
Dal punto di vista geografico la flessione dei fallimenti rispetto al 2015 ha riguardato tutte le aree della Penisola, fatta eccezione per Sardegna (+19,3%), Basilicata (+14,3%) e Sicilia (8,8%). In termini assoluti, la regione con il maggior numero di procedure aperte è la Lombardia (2.511), seguita dal Lazio (1.373) e dal Veneto (1.031). Ed è ancora la Lombardia in vetta nella classifica regionale per incidenza dei fallimenti sul tessuto imprenditoriale locale, con 2,6 nuove procedure ogni mille imprese. Ma al secondo posto si colloca questa volta la Toscana (2,3), seguita a ruota dal Lazio (2,2). Sul fronte opposto è la Basilicata a detenere il tasso di fallimenti meno elevato sul totale imprese (0,9 procedure aperte ogni mille imprese), rincorsa dalla Valle d’Aosta (1,2) e, dal tandem, Calabria e Puglia (1,4).
La contrazione del flusso di nuovi fallimenti su scala nazionale si registra in tutte le principali forme giuridiche, con l’eccezione di un incremento nel settore delle cooperative e consorzi. Mentre a livello settoriale, tra i principali comparti, è il commercio quello in cui si osservano i progressi più marcati, con un calo a due cifre delle procedure fallimentari che sfiora la soglia del 12%. Più contenute, invece, si presentano le riduzioni nell’industria e soprattutto nelle costruzioni, dove i fallimenti fanno registrare una flessione rispetto ai livelli del 2015 dell’ordine del 6%.
Tuttavia in termini assoluti il commercio appare ancora il settore più pesantemente colpito dal fenomeno: 2.705 procedure fallimentari aperte tra gennaio e novembre 2015, pari al 23,2% del totale fallimenti. Seguono le costruzioni con 2.380 eventi aperti (20,4%) e l’industria manifatturiera con 2.187 (18,8%). La manifattura si segnala anche come il comparto – al netto di quelli di minori dimensioni per numero di imprese – dove l’esposizione delle imprese al rischio di fallimento è più elevata (3,8 procedure aperte ogni mille imprese esistenti).