La risposta del terapeuta è curativa
Più o meno funziona così: i paranoici non vogliono essere il cagnolino ammaestrato di nessuno, anche se ammaestrano e trattano da cani e proprio perché sono svillaneggiati come tali dai genitori o da uno di essi.
Il paziente paranoide mi suscita molta tenerezza sia che utilizzi massicciamente l’identificazione proiettiva contro di me sia contro qualcun altro, perché questo meccanismo nasconde dei traumi indicibili. Quando si prova a fare domande sulla sua infanzia, spesso, divaga o non se la ricorda neanche. Non l’ha solo rimossa ma ne ha negato l’accesso alla coscienza e alla memoria. Eppure in uno di quei cassetti c’è un bambino che è stato per anni lo zimbello della scuola perché non portava le mutande e indossava completi “trasparenti”. Perché la madre nonsi faceva scrupolo, mi chiedo? Per strafottenza, superficialità all’ennesima potenza, disempatia estrema o per qualche tarlo sessuale che fa inorridire?
I paranoici bambini, fino a quando non vengono feriti, sono estremamente attaccati alla madre, vogliono sempre abbracciarla, stare con lei. Le madri ricambiano questo affetto ritenendo superflue alcune attenzioni e cure (se non tutte), viziando materialmente, in alcuni casi (quando sono molto premurose) sì, in altri no. Si comportano come se il figlio fosse una proprietà e dovesse eseguire gli ordini, altrimenti ci sono i ricatti morali o diventano come trapani, giradischi incantati, di un petulante che, per forza, portano alla resa. Non conoscono quei confini che portano a rispettare l’intimità dell’altro, perciò entrano senza bussare, anche se sanno che il figlio si sta masturbando, gli aprono i cassetti, insomma, i figli non possiedono nulla che loro non possano toccare, spostare, decidere dove deve stare.
Anche se suscitano antipatia, se mettono a disagio, se con le loro polemiche astruse urtano il sistema nervoso, noi clinici possiamo guardare con le nostre lenti il loro profondo dolore, la loro rabbia accumulata, mai veramente sfogata, le frustrazioni che hanno accompagnato la loro infanzia, gli abusi di cui sono stati vittime. L’aspetto centrale del transfert e del controtransfert è proprio la possibilità di “reinteriorizzare” o apprendere nuove strategie affettive, cognitive, etc. È facile sentirsi sotto esame di fronte a un paziente con simili spettri interiori. Non fa altro che testare se sarà di nuovo traumatizzato come lo fu dai genitori. Se la risposta del terapeuta ai suoi test è diversa da quella dei genitori, il paziente potrà disconfermare credenze patologiche o irrazionali e imparare nuove modalità adattive identificandosi col terapeuta (Paolo Migone).
Un buon modo per comprendere il paranoide e per cambiare il concetto di salute mentale(L.V., Come me, 2008) può essere passarvi in rassegna alcuni casi, fra loro diversi, da me esaminati nel corso degli anni. Si tratta di una disamina sommaria e veloce. Li ho sceltiin quantopossiate farvi un’idea di cosa sia uscito da ognuno dei vasi di Pandora da me schiusi.
1. Caso impotenza: possibile abuso da parte dei fratelli nell’infanzia. Fra di essi: odio, svalutazione e scissione.
2. Caso madre-figlio e valigia. La madre fa quello che ritiene giusto senza farsi scrupolo, entra a casa del figlio scapolo, prepara una valigia con tutte le cose della fidanzata e gliela spedisce, senza preavviso.
3. Caso madre-figlia. Madre iperprotettiva, gelosa, invadente, annichilente, petulante e premurosa fino all’eccesso. “Cu tavi a pigghiari a ti?”, infieriva sulla genita.La figlia si ammalava continuamente, psicosomatizzavafino al narchètotale.
4. Caso madre-figlio in co-dipendenza e abusi sessuali: quando il figlio ha un ritardo accade spesso che la madre provi a soddisfare i bisogni sessuali personalmente, per non vedere il figlio disperarsi. Con la tecnica WILD SYSTEM il trauma è emerso ed è stato elaborato.
5. Caso capro-espiatorio: quando la famiglia è “più malata” del figlio, anch’esso fuori di testa, ma è lui ad assumere psicofarmaci e a essere additato come “avente problemi”.
6. Caso coppia paranoidea: la pistola puntata nell’intimità e poi negata per fare apparire come folle e da rinchiudere la moglie, in modo da ottenere in affido la figlia.
7. Caso ragazzo suicida: un piccolo dolce tormento fra i miei ricordi più preziosi, ma io la relazione di 60 pagine descrittiva e di avvertimento l’ho stesa.
8. Il caso dellostalker, con una famiglia, un lavoro e una vita apparentemente normali.
9. La folie à quatre di una famiglia di matti: gesti assurdi per chiudere la porta e altre psicosi.
Quella che vi ho invitato a fare è una breve esperienza emotiva di qualcosa di complesso. Non occorre vi racconti nel dettaglio ognuna di queste storie perché penso di aver reso l’idea fondante: le forme del disturbo sono tante, le regolarità in comune dipendono da questo e dal livello di funzionamento.