“Sono sereno. Faremo una conferenza stampa e sarete informati ma ora non parlo”. Sono state queste le poche parole pronunciate da Fabrizio Ferrandelli ai cronisti presenti al Palazzo di giustizia di Palermo all’uscita dal suo interrogatorio durato oltre 3 ore dinanzi ai pm della Dda di Palermo. L’indagine è quella che lo vede indagato per “voto di scambio politico-mafioso” anche sulla base delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Tantillo (in foto) che da qualche mese collabora con i magistrati a cui ha detto di essere a conoscenza di “pagamenti in cambio di voti” corrisposti alla cosca di Borgo Vecchio. I fatti contestati risalgono al 2012 e l’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci ed’è condotta dai pm Sergio Demontis e Caterina Malagoli che in queste ore stanno interrogando Ferrandelli coadiuvato dai suoi legali Nino e Sal Mormino. L’audizione è stata secretata.
All’epoca il politico era candidato a sindaco di Palermo arrivando al ballottaggio con Leoluca Orlando e adesso, dopo essersi dimesso da deputato regionale, è nuovamente in candidatura per la carica di sindaco. Ferrandelli in quell’occasione si fermò al 27 per cento (63,1%). Al primo turno i suoi voti erano stati 38.498 su 356.412 votanti dei 563.624 elettori. Dal punto di vista tecnico giudiziario nella nuova versione del 416-ter, l’articolo del codice penale che si riferisce al voto di scambio, non serve più necessariamente lo scambio di denaro per punire penalmente il voto di scambio politico-mafioso, ma anche “altre utilità” che presuppongono accordi tra politici e organizzazioni mafiose. Il reato, dunque, è allargato anche ad altro tipo di legami e favori, non solo dietro pagamento di denaro.