Fabrizio Ferrandelli si conferma il “supermolleggiato” della politica siciliana. Come Adriano Celentano, l’originale anche lui danza sull’onda del consenso si sposta prima di evitare un errore che può essere fatale, ne commette altri, ma trova sempre l’assoluzione del suo pubblico e dell’elettorato che gli perdona ogni cosa, incerto sempre nello stabilire se lui “c’è, o ci fa…”
Definirlo in fondo un semplice “cambiacasacca” sarebbe riduttivo, svilirebbe il talento del politico palermitano di scompaginare e giocare un ruolo attivo negli scenari più cristallizzati e diventare come nel caso (caos) della giunta di Palermo dove si accinge a entrare in qualità di assessore, non prima di aver lasciato “ogni incarico” (ma anche la tessera e l’appartenenza?) nel partito di Carlo Calenda. QUI
Persino il ricordo del gesto più eclatante con cui rinunciò al seggio dell’Ars da deputato dem (fatto senza precedenti) all’indomani del “caso Tutino”, con il presidente della Regione Rosario Crocetta dato in procinto di dimissioni che poi non arrivarono mai, è ormai confinato in un lembo della memoria di questi anni dove giace tra le grandi imposture tramate dai renziani dell’epoca e che finirono in una bolla di sapone.
Insomma chi lo guarda con minore simpatia di altri gli rinfaccia, in breve, il fatto che lui sia tutto e il contrario di tutto. Un altro al suo posto però sarebbe uscito ridimensionato, stravolto, con le ossa rotte, senza più credenziali da spendere nella vita pubblica.
Lui no. Rintuzza, contrattacca e riparte. E così, la prossima settimana, Ferrandelli, sarà della partita, andando a prendere in giunta un posto su cui, a inizio mandato di Roberto Lagalla, non avrebbero scommesso in tantissimi.
Lui ci mette del suo, evitando l’accattonaggio puro, tipico di molti big d’area del consenso metropolitano locale e, animale politico puro, torna in campo, quasi messo lì in maniera subliminale per arginare, questo verosimilmente è uno degli obiettivi secondari della sua nomina da parte del sindaco di Palermo, i mega appetiti elettorali dei signori del voto pronti a scendere in campo tra azzurri e patrioti per le prossime Europee.
Oggi più che mai Ferrandelli appartiene a se stesso e ai suoi elettori che ne hanno legittimato in questi anni la prosecuzione dell’attività politica, passo dopo passo, nonostante i passaggi a vuoto e l’arretramento del baricentro rispetto ai tempi andati che lo vedevano promessa lanciatissima e ambiziosa dell’empireo palermitano.