Un chiarimento dinanzi stampa ed amici. E’ questa la strategia di Fabrizio Ferrandelli che pochi minuti fa ha concluso un incontro con i giornalisti mirato a chiarire le accuse che dalla scorsa settimana lo vedono indagato per il reato di “voto di scambio politico-mafioso”.
“Non voglio nascondermi dietro frasi di rito dicendo ‘sono sereno’ – ha aggiunto -. Con la storia che ho avuto questi fatti amareggiano me, la mia squadra e la mia famiglia ma questo non mi vieta di andare avanti. Quando ho ricevuto l’invito a comparire dalla Procura di Palermo ho ritenuto di non dovermi avvalere della facoltà di non rispondere, anzi, ho ritenuto che fosse opportuno offrire la mia storia collaborando con la magistratura e rispondendo a tutte le domande che mi sono state fatte dai pm, nei quali ho la massima fiducia”. Ferrandelli la scorsa settimana ha ricevuto un avviso di garanzia in seguito alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Tantillo che lo ha accusato di aver chiesto, ed ottenuto, il sostegno elettorale del quartiere Borgo Vecchio dietro il pagamento di 100 euro a voto.
“Il pentito Tantillo ha detto che ho comprato cento voti per le comunali al prezzo di quattromila euro, un’accusa assurda perché per essere sindaco ce ne vogliono 160 mila. Tra l’altro al Borgo ho avuto un risultato molto deludente. Il mio competitor – ha detto – prende il 225% rispetto a me in quel territorio. Un dato omogeneo su tutta Palermo”. In realtà le accuse del collaboratore di giustizia ha parlato anche di un sostegno alle elezioni regionali. “Ha del grottesco – ha aggiunto – il mio eventuale ritorno da Tantillo per le regionali. A fronte di quel riscontro elettorale al Borgo per le comunali, come avrei potuto andare di nuovo da Tantillo? Questo fa capire che tutte le accuse sono folli e senza senso”. “Mi si accusa anche – ha ricordato Ferrandelli – di aver distribuito materiale del partito personalmente a Borgo Vecchio, ma anche in questo caso sono state pagate società. Tantillo sostiene di avere ricevuto soldi prima e dopo il concerto e prima delle elezioni regionali. Non ero mai solo in quel periodo, accompagnato da un’autista, dall’addetto stampa, dall’organizzazione”. Il concerto in questione è quello di Gianni Vezzosi avvenuto la sera del 30 aprile 2012. “Il Borgo Vecchio lo conosco bene per avere fatto volontariato lì con la mia associazione – ha spiegato – Da ragazzo chi non ha frequentato la piazza e il locale di Tantillo? Qui ci si contesta l’organizzazione di un concerto nella piazza di Borgo Vecchio, non ce n’è stato solo uno ma diversi. Tutti organizzati dal partito. Ci siamo rivolti a società che organizzano eventi sul territorio. Abbiamo tutti i bonifici dei concerti”.
Ferrandelli ha poi parlato di “un secondo personaggio che mi accusa e che colloca anche male un ricordo che lui ha che non è accaduto nel 2012 ma nel 2013, quando già ero deputato. Fatti che non hanno nessuna attinenza né con le accuse né con la realtà. L’evento in questione si è svolto il 30 gennaio 2013. Ho anche una foto. Era un evento istituzionale e con la presenza del sindaco Parisi”. E’ il collaboratore Vincenzo Gennaro, ex affiliato ai clan che gravitano attorno a Bagheria, che avrebbe parlato di una vicenda datata 2013 secondo la quale Ferrandelli, allora deputato regionale, sarebbe stato interessato dal sindaco Antonino Parisi per sistemare una pratica amministrativa, forse una concessione. “Fare politica in questa citta’ e’ molto dura – ha continuato – e chi decide di stare per strada e non dietro la scrivania o sulla poltrona rischia di avere degli incidenti come quelli che mi sono capitati in prima persona. Sono fiero della mia provenienza, della mia storia e del mio lavoro e lo rivendico oggi a seguito delle accuse infamanti che un pentito mi avrebbe rivolto”.
“La mia campagna elettorale va avanti”, ha ribadito Ferrandelli. “La mia non è un’antimafia parolaia, ma vera – ha sottolineato Ferrandelli – Il mio impegno è stato concretizzato nel contatto con il territorio, con gli ultimi. In quel contesto ho maturato la mia voglia di fare politica. Sono l’unico parlamentare nella storia dell’Ars ad essersi dimesso volontariamente dopo aver sentito le parole di Manfredi Borsellino il giorno del ricordo della strage di via D’Amelio”.