Una fotografia, o meglio una radiografia, ironica sul Partito Democratico nazionale e un focus su quello regionale, con un pizzico di umorismo e consapevolezza, dopo i tanti anni da militante e anche da ex presidente dei dem in Sicilia. Di questo parla il nuovo libro di Antonio Ferrante, che ieri pomeriggio, a piazzetta Bagnasco, a Palermo, ha presentato “Perché non vinciamo mai. Analisi semiseria di un partito mai partito”.
Il volume è un omaggio ai militanti, ai segretari di circolo, ai tesserati: quelli che parlano nelle assemblee e non vengono mai ascoltati. Tra comunicazione, leadership, identità e autoironia, suggerisce che forse il problema del Pd non è tanto ciò che dice, ma il tono con cui lo dice. Nessun “cattivo” della storia, solo tanta riflessione attraverso la potente arma del sottile umorismo. Un invito a non prendersi mai troppo sul serio. Ferrante, che ormai quasi un anno fa, aveva annunciato il suo addio al partito, dopo una lunga esperienza decennale, ha messo così in luce alcuni aspetti fondamentali che compongono la politica dei giorni nostri, dalla figura controversa e divisiva del segretario alla comunicazione frammentata che affligge il PD. Dal nazionale al regionale, dove la narrazione e i paradossi diventano sempre più esasperati, fino alla denominazione della Sicilia come la terra dei “gattoperdi”, un chiaro e simpatico riferimento al noto romanzo di Tomasi di Lampedusa.