“Chi non vide tanti devoti avviarsi per questa collina nella vigilia della festa non vide mai cosa più pittoresca, più commovente. A piedi, a cavallo, sopra carrette, in carrozza, su sciarrapò, per ferrovia, su barche… giungono ad ogni ora, ad ogni istante, di continuo devoti e devoti“…
(Giuseppe Pitrè – Feste Patronali in Sicilia, 1890)
La vostra Patti Holmes, cari Watson, già in apertura, vi ha dato un primo importantissimo indizio che potrebbe rivelarvi la meta; ma, generosa come non mai, continua con altri che non vi lasceranno alcun dubbio e vi condurranno alla Madonna della Milicia.
- Il comune, al centro del nostro racconto, appartiene alla Città metropolitana di Palermo e sorge su di una collina che gli dà l’aspetto di una magnifica terrazza sul mare;
- la sua nascita si deve alla famiglia Beccadelli di Bologna che, proprietaria di diversi feudi, all’inizio del Seicento, acquistò anche quelli della Milicia;
- il primo impianto urbano fu curato da Mariano Smiriglio, architetto e scultore, autore dell’urna di Santa Rosalia e dell’apparato scultoreo dei Quattro Canti di Palermo, a partire da un preesistente baglio fortificato cui era annesso il mulino della cannamela;
- tra le sue attrattive principali troviamo: il Belvedere, costituito da due piazze contigue poste all’estremità settentrionale dell’altura su cui sorge il centro abitato, proprio di fronte al mare; il Santuario Mariano Diocesano fondato nel XVII secolo; gli affascinanti ruderi della chiesa di Santa Maria di Campogrosso, detta Chiesazza, “grande chiesa”, (la lingua siciliana propone l’apparente dispregiativo come accrescitivo) posti su un’altura affacciata sul mare, della quale si conservano gran parte delle mura perimetrali; il cosiddetto Ponte Saraceno sul torrente San Michele, con il tipico arco a sesto acuto; tre torri costiere di guardia che rispondevano alla necessità di difesa dagli attacchi dei corsari e pirati maghrebini che, sempre più frequentemente, saccheggiavano i territori costieri siciliani fra il XV e il XVII secolo;
tra le curiosità: ha ospitato alcune scene della miniserie “L’attentatuni – Il grande attentato” e de “il 7 e l’8” di Ficarra e Picone.
Ladies and Gentlemen, Mesdames et Messieurs, Siore e Siori, ecco a voi “Altavilla Milicia” in cui, dal 6 all’8 settembre, si celebra la Madonna della Milicia che vede una gran folla di pellegrini radunarsi alla stazione ferroviaria, alle 5 del mattino, per condurre in pellegrinaggio il quadro al Santuario, proprio come fecero gli abitanti del piccolo villaggio di Altavilla nel ‘600 quando. Qui per tre giorni, le Sante Messe si susseguono ad ogni ora. Una vera e propria festa che affolla le strade con bancarelle di giocattoli e prodotti tipici: noccioline, torroni e la salsiccia che ne è la regina, in quanto si narra che, dopo il lungo viaggio verso Altavilla, i fedeli si rifocillassero con pane e salsiccia e in ogni angolo, infatti, oggi come allora, troverete dei ristorantini improvvisati all’aperto (i tavuliddi), che si trovano in corrispondenza di una macelleria, in cui potrete gustarla.
Grande attrazione è il “Carro Trionfale” che, con la parte inferiore che fa pensare ad una barca da cui si innalza una “candela” sulla cui cima è posta l’immagine della Madonna della Milicia, percorre, trainato dai buoi, durante i festeggiamenti, tre tragitti; il primo si muove dalla parte bassa del paese; il secondo raggiunge la cima e il terzo, invece, ridiscende. Le celebrazioni raggiungono il loro acme l’8 settembre, Natività di Maria, con due eventi importanti: a mezzogiorno, dopo la solenne Celebrazione Eucaristica, la “condotta dei doni“: i fedeli sciolgono il voto portando in processione ceri, torce e parti del corpo riprodotte in cera, a grandezza naturale, bambinelli, oggetti in argento, con le donne che indossano “u lutu“, un abito rosso trattenuto alla vita da un cordone giallo oro, e gli uomini il caratteristico “abitino” della confraternita.
Al tramonto segue la processione solenne: la “vara” (fercolo), su cui troneggia la sacra immagine della Madonna, inizia il suo cammino per le vie del paese, portata in spalla dai confrati. Durante il percorso, tre coppie di bambini-angelo volano legate ad una corda, e sospese nel vuoto, da un balcone all’altro, cantando la novena della Madonna in siciliano. A notte fonda la “vara”, tra gli scoppi dei mortaretti, rientra nel santuario gremito di fedeli che vogliono dare l’ultimo saluto a Maria, chiedere ancora la sua protezione e rivolgerle l’ultima preghiera, prima che l’icona venga ricollocata nella nicchia abituale tra gli applausi e la commozione generale.
Otto giorni prima dei festeggiamenti, momento molto suggestivo, inizia l’Ottavario e la Madonna viene portata in processione per vie del paese. Durante la sera e la notte un duetto, formato da voce e fisarmonica, canta alcune strofe della novena dedicata alla Madonna. Tra la mezzanotte e l’una gli altavillesi si ritrovano, così, cullati da questa dolce nenia. Altavilla Milicia, inoltre, ha “Il Museo degli Ex-Voto” che espone una raccolta di circa 400 dipinti su lamine in metallo, ovvero scatole di sardine della misura di 35×25 cm. I dipinti, realizzati su vetro, latta o legno da parte di pittori locali, tra questi ricordiamo i fratelli Ducato di Bagheria, raffigurano le grazie ricevute per intercessione della Madonna della Milicia. Tra gli oggetti esposti, che hanno lo stesso significato votivo, vi sono anche pendoli in argento, che rappresentano parti del corpo umano guarite da una malattia, e paramenti sacri, consistenti in sculture lignee con applicazioni in argento che ricoprivano il quadro della “Madonna della Milicia” e che sono state asportate dopo il restauro del 1990.
Leggende
“… in un giorno imprecisato, prima del seicento, i pochi abitatori della Mìlicia videro veleggiare verso Palermo una nave che stentava a superare Capo Zafferano; quindi girare la prua verso terra e chiamare gente. Accorsi alla spiaggia alcuni milicioti fu loro offerta la Sacra Immagine. Seppero dai corsari, si trattava infatti di nave corsara, che l’avevano tenuta come coperchio; credevano che, a causa di essa, non avevano potuto avanzare verso Palermo e invece di buttarla a mare, come prima avevano pensato, la cedevano, essi maomettani, in mani cristiane. Felici del prezioso acquisto, portarono in trionfo, su un carro trainato dai buoi, giusto l’uso di quei tempi, la sacra Immagine sulla collinetta da essi abitata“.
La fonte riportata presenta lo stesso profilo strutturale e semiologico di altre leggende relative al ritrovamento di immagini sacre. I particolari del racconto confermano che si tratta di una narrazione fatta su uno schema diffuso in Sicilia nel Seicento. Il modello di riferimento è stato così delineato da G. Pitrè: “Un simulacro quasi sempre di Maria, qualche volta del Crocifisso, raramente di un santo è abbandonato in un posto da gente infedele, la quale sia impossibilitata per tempesta o per altro accidente a proseguire un viaggio per mare o per terra, se ne libera lasciandolo a primo punto che può toccare“…
La sacra immagine raccolta da cristiani, viene messa sopra un carro trainato da buoi che si fermano in un dato luogo e non v’è modo di spingerli a muoversi; lì si costruisce una chiesa che deve accoglierla, lì verranno, pellegrinando, gli infermi, i bisognosi e i devoti. Di solito il sito corrisponde a un poggio, ad una collina o alla sommità di un monte. Lo stesso succedersi di fatti, non precisamente collocabili nel tempo e nello spazio, si ritrova anche per la Madonna di Gibilmanna, di Trapani, di Custonaci, della Neve, di Dinnamare, di Tindari e per molte altre Madonne ritenute miracolose. Ad Altavilla esistono varie versioni circa la leggenda del ritrovamento del quadro e del suo arrivo alla Mìlicia, in una di queste esso diventa causa di uno scontro tra cristiani e musulmani, in un’altra oggetto di contesa. Questi racconti evocano, però, frammenti di verità perché i mìlicioti entrarono veramente in contatto con i maomettani, anche se in un contesto diverso circoscritto a un’incursione piratesca.
Abitare in un villaggio delle coste siciliane significò per oltre mille anni e fino ai primi decenni dell’Ottocento essere esposti alla pirateria turca che rendeva insicuri i terreni prospicienti il mare e seminava tra le genti morte e disperazione. Terribile fu per la Mìlicia l’incursione avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 luglio dell’anno 1636. La terra feudale di Altavilla venne “bruggiata et distrutta”, gli abitanti, fuggiti o fatti schiavi, si ridussero ad appena trentotto appartenenti ad undici fuochi. Pertanto, su una popolazione stimabile intorno ai centottanta abitanti, al momento dell’assalto ne mancarono alla conta i sette noni. A Palermo, a causa dell’attacco, venne interrotta la processione di Santa Rosalia, furono sospesi i festeggiamenti e pubblicati bandi rigorosi affinché ogni uomo comparisse con le armi per difendere la città.
Il “vilipendio dell’immagine de’santi”, richiamato in un testo diventato cronaca storica, si riferisce alle offese arrecate al quadro della Madonna della Mìlicia dai corsari con i cosiddetti “corpa d’accetta”, quattro fessure prodotte dalle scimitarre dei pirati e ancora visibili sul retro dell’icona. La concomitanza dell’attacco dei barbareschi alla Mìlicia con la festa di Santa Rosalia amplificò l’episodio dell’incursione corsara, attribuendo probabilmente la fuga dei pirati e la liberazione della città di Palermo all’intervento miracoloso della Vergine grazie ad una tempesta che scoppiò proprio all’altezza di Altavilla. Da allora la Madonna della Mìlicia diventò custode dello spazio a difesa dei pirati e Le si attribuì grande potere taumaturgico. Da questo momento inizia il pellegrinaggio dei palermitani che la chiamarono “Madonna Aritu“, Madonna dell’Oreto, in quanto si trova oltre il fiume Oreto. Questo, sia ben chiaro, è uno schema interpretativo, ma durante la processione della Vergine il fercolo, all’uscita dal santuario e al rientro, sosta a tutt’oggi in direzione di Palermo, in segno di protezione verso la città. E sono numerosi i palermitani che portano a spalla in processione la Madonna, trasmettendosi tale ufficio da padre in figlio.
Il Quadro
Nel Santuario è custodito il quadro della Madonna che, nel 1990, venne restaurato perché deteriorato nel supporto ligneo e nella parte pittorica. Precedentemente il dipinto aveva subito grossolani interventi di restauro e uno di questi aveva coperto la figura del committente. Nella prima metà dell’800, la figura di Maria fu ricoperta da una rizza d’argento che la rese simile alla Madonna di Loreto. Della stessa epoca sono le mani, l’aureola, la corona e il cintolo d’argento di San. Francesco. Il restauro del ’90 riconduce l’opera alla sua originaria compostezza e lascia trasparire un’artista di cultura toscana, attento alle tematiche giottesche e la cui attività è da porre entro la seconda metà del XIV secolo. La pittura, realizzata con la tecnica della tempera all’uovo, raffigura una Madonna incoronata in trono con Gesù Bambino in piedi sulle sue ginocchia, che tiene nella mano sinistra un plico. San Francesco, invece, con la mano destra indica una figura inginocchiata ai suoi piedi in atteggiamento di preghiera.
L’arte
Il Quadro raffigura una Maestà, cioè la Madonna seduta in trono. Esso rispetta tutti i canoni medioevali, sia nella posizione che nei colori. A differenza della iconografia greca, la Madonna non è più frontale ma a tre quarti. Il blu del manto simboleggia l’umanità a indicare che la Madonna, seppure portatrice di privilegi particolari, resta pur sempre una donna. La veste rosso-bordeaux, colore che è proprio della divinità, indica, invece, che Maria, essendo Madre di Dio, è tutt’uno con la divinità. L’insieme dei colori di cui è rivestita indicano lo splendido mistero della grazia di Dio che è in Maria, donna “piena di grazia” (Lc 1,28). Il rosso del bambino, tipico della divinità, tiene nella mano sinistra il rotolo del Libro, la Bibbia, mentre con la destra benedice. Particolarmente significativo è il fatto che il rosso del devoto sia lo stesso rosso dell’abito di Cristo, quasi a significare che ogni cristiano, per raggiungere la salvezza deve “rivestirsi del Signore Gesù Cristo” (Rom 13, 14).
Il Comitato dei Festeggiamenti
Il Comitato rappresenta per la comunità dei fedeli altavillese il punto di riferimento. La sua attività si concentra particolarmente in quei periodi dell’anno che precedono e seguono manifestazioni religiose e civili. I preparativi si presentano complessi: dall’organizzazione degli eventi religiosi a quelli civili; dalla scelta dei fuochisti per la gara pirotecnica a quella del cantante di piazza; da quella della banda musicale all’individuazione di una ditta che fornisce le luminarie, fino ad arrivare ai bambini-angelo. La comunità altavillese che risiede a Chicago a partire dalla fine dell’800, ogni anno organizza la festa omonima made in USA a cui partecipano le autorità cittadine e, in primis, il Sindaco, l’avvocato Pino Virga che, in questo momento, a Chicago fa da ponte tra le due comunità unite indissolubilmente dalla devozione alla Madonna della Milicia.
PROGRAMMA
Giovedì 6 settembre
Alle 5
Pellegrinaggio mattutino dalla stazione ferroviaria, che si conclude con la Santa Messa nel Santuario, presieduta da sua Ecc.za Rev.ma Mons. Corrado Lorefice Arcivescovo di Palermo
Alle 8/9/10/11/12
SS. Messe
Alle 16
Pellegrinaggio e S. Messa per gli ammalati
Alle 18
S. Messa
Alle 19
S. Messa durante la quale gli sposi rinnoveranno le promesse matrimoniale i fidanzati riceveranno la benedizione di fidanzamento
Venerdì 7 settembre
Alle 7/8/9/10
SS. Messe
Alle 11
S. Messa e omaggio floreale a Maria da parte dei fanciulli
Alle 16 e alle 17
SS. Messe
Alle 18
S. Messa animata dai giovani della comunità
Alle 19
S. Messa e canto del vespro
Sabato 8 settembre
Alle 7/8/9/10
SS. Messe
Alle 11
S. Messa solenne in Santuario. Segue la condotta dei doni con i quali i fedeli sciolgono pubblicamente la promessa fatta alla Madonna
Alle 16 e alle 17
SS. Messe
Alle 18
Solenne Processione durante la quale sua Ecc.za Rev.ma Mons. Corrado Lorefice parlerà ai fedeli.
Alle 22
Al rientro della processione canto dell’Akàthistos (l’inno liturgico mariano per eccellenza, un vero e proprio monumento letterario e poetico di primissimo valore)
Viva la Madonna della Milicia e Viva le comunità di Altavilla e Chicago.