“Sia la Finanziaria regionale, all’esame dell’Ars, che il decreto sostegni, appena varato dal governo nazionale, non rispondono a pieno alle reali esigenze di migliaia di attività produttive, dilaniate dagli effetti devastanti della pandemia”. Lo dice la Cna Sicilia che manifesta disappunto rispetto alle politiche economiche di Roma e Palermo, destinate a mitigare i danni subiti dalle imprese a causa dell’emergenza sanitaria.
“Avere abbandonato il riferimento ai codici ateco, così come invocato dalla Cna – affermano i vertici regionali della Confederazione – rappresenta certamente un elemento positivo, il cui effetto sarà quello di consentire a molte imprese di usufruire per la prima volta dei ristori, ma restiamo abbastanza critici sul fatto che sono ancora troppe le attività escluse dai contributi a fondo perduto con il decreto approvato dal Consiglio dei ministri. Rimangono tagliate fuori tutte quelle aziende che nel 2019 hanno subito perdite al di sotto del 30% che è la soglia fissata per potere accedere al beneficio. L’abbassamento di tre punti percentuali(dal 33 al 30%) seppur apprezzabile, non ci soddisfa e lo riteniamo una ingiusta discriminazione. Rinnoviamo l’invito al Governo e al Parlamento di introdurre un meccanismo di decalage che preveda la progressiva riduzione del contributo in relazione all’andamento del fatturato”.
“La manovra in corso di votazione a sala d’Ercole – sottolineano i rappresentanti di Cna Sicilia – si presenta lacunosa e non adeguata alle legittime istanze provenienti dagli artigiani e imprenditori che sono ormai in profonda sofferenza dopo un anno di grave crisi determinata dalle restrizioni messe in campo per contrastare la diffusione del virus. Il grido d’allarme non può non essere raccolto dalle Istituzioni, da cui ci attendiamo meno parole e maggiore concretezza per salvare il tessuto produttivo che rischia un serio e irreversibile tracollo. Servono segnali tangibili di aiuto alle imprese con interventi di sostanza e di vera liquidità da iniettare nel fragile tessuto socio-economico della nostra terra. Un sussulto di orgoglio, di coesione e di responsabilità della classe politica, sia regionale che nazionale – concludono – per non abbandonare al suo triste destino la Sicilia, a cui va riservata anche una fetta del Recovery fund per favorire, al pari di altre realtà, il processo di ripresa e di ricostruzione che non può prescindere dalla necessità di colmare il deficit infrastrutturale di cui cronicamente soffre”.