La Sicilia è ultima tra le regioni italiane, tra le aventi diritto, per spesa dei fondi europei della programmazione 2014-2020. Il triste primato viene conferito all’Isola da Bankitalia e messo nero su bianco nel Report sulle economie regionali stilato da Palazzo Koch. La percentuale delle risorse europee di Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), del Fondo sociale europeo (FSE) e di cofinanziamento nazionale spesi dalla Sicilia a giugno 2018 (ma i dati sono aggiornati, in base alle informazioni disponibili, al 25 settembre 2018) è di uno striminzito 0,8%.
Un’occasione persa, se si considera l’enorme possibilità che i fondi europei rappresentano. Alla Sicilia sono è stata riconosciuta da Bruxelles una dotazione di 5 miliardi e 300 milioni di euro. Dei progetti presentati, quelli selezionati ammontano a una percentuale che sfiora il 60%, ma per pochissimi, come abbiamo visto, è stata effettuata la spesa. Come mai?
“Al 31 dicembre 2017, che è quando si è insediato questo esecutivo, la certificazione di spesa era soltanto di sei milioni – fanno sapere da Palazzo d’Orleans – mentre a fine 2018 bisogna certificare più di 750 milioni di euro. C’è una corsa contro il tempo a certificare tutta una serie di progetti in tutti i dipartimenti, dalle Infrastrutture alle Attività produttive, dai Beni culturali al Turismo. Periodicamente, almeno una volta al mese, il Presidente Musumeci riunisce tutti i dirigenti generali per fare il punto della situazione”.
Per accelerare i tempi e migliorare le performance Palazzo d’Orleans è corso ai ripari e ha firmato un accordo di collaborazione, che consiste in una sorta di affiancamento, con il governo nazionale e con la Commissione europea. Bisogna in ogni caso ammettere che se la Sicilia piange, il resto delle regioni meno sviluppate d’Italia non ride: la percentuale media, se si prendono in considerazione, oltre all’isola, Campania, Puglia, Calabria e Basilicata è del 6,1%. Certo, lo 0,8% della nostra regione contribuisce non poco a mantenere basso il dato aggregato.