“Quello che sta accadendo con la rimodulazione dei fondi del Pnrr è uno scempio annunciato da mesi che si traduce nell’ennesimo schiaffo per le famiglie e i bimbi siciliani. Siamo all’ennesimo paradosso di un governo nazionale che si mostra ancora una volta non in grado di gestire i fondi del PNRR e di un governo regionale succube di una gestione dissennata che per logiche di potere torna a danneggiare, in modo indisturbato, soprattutto la Sicilia”. Così il vice-presidente del gruppo parlamentare Pd, Mario Giambona, ha commentato la riduzione degli stanziamenti del Pnrr per asili nido e scuole dell’infanzia messa in atto dal governo Meloni.
“Il governo nazionale ha deciso di far restare la Sicilia ben al di sotto dalla media posti garantita per legge a livello nazionale – continua Giambona -. Il Pnrr prevedeva di ridurre il gap tra Nord e Sud, ma così non sarà e a pagarne le conseguenze saranno le famiglie, che non potranno contare sull’appoggio delle strutture pubbliche perché a beneficiarne saranno solo il 13% dei bambini – conclude. Le altre famiglie invece dovranno ricorrere alle strutture private per poter garantire ai loro bimbi l’accesso alle strutture della prima infanzia”.
“La scelta nella manovra di bilancio di portare dal 33% al 15% i posti nei nidi penalizza la Sicilia oltre misura. Nell’isola si trattava di recuperare un gap enorme, da tempo facciamo questa battaglia, invece prima col fine del Pac (il programma nazionale di sostegno alle rette delle famiglie), estintosi a giugno, ora i tagli nella manovra di bilancio la situazione è destinata a peggiorare“. Lo scrivono in una nota Gabriella Messina, segretaria confederale della Cgil Sicilia ed Elvira Morana, responsabile del dipartimento politiche di genere, che chiedono al governo regionale e alla politica siciliana “una reazione netta rispetto a una misura che penalizza la prima infanzia, le donne, l’intera collettività siciliana“. “Senza Pac – sostengono Messina e Morana- abbiamo denunciato che la copertura sarebbe scesa dal 13% all’8%. Ovviamente non c’è stato alcun intervento e ora si potrebbe andare ancora più giù. Di fatto molti comuni – sottolineano- avranno difficoltà a garantire un servizio che ha una importante valenza socio- pedagogica e che supporta l’occupazione delle donne , con danno dunque per tutti. Questo è scandaloso, un passo indietro inaccettabile“.