“Senza entrare nel merito degli aspetti giuridici, risultano incomprensibili le ragioni che alimentano inaccettabili ipotesi di impugnativa, tenuto conto che la questione sociale degli operatori della Formazione professionale in Sicilia necessita dell’individuazione di concrete e percorribili strade risolutive che non possono che passare anche da un nuovo quadro normativo con soluzioni diverse”. Ad affermarlo Giuseppe Messina, Segretario Ugl Sicilia, commentando il contenuto del parere di legittimità costituzionale rilasciato, ai sensi dell’articolo 127 della Costituzione in merito al contenuto dell’articolo 5 della Legge regionale n.10 del 10 luglio 2018, dall’Ufficio legislativo e legale del ministero della Giustizia al Dipartimento per gli Affari regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“Nella lettera – prosegue il sindacalista dell’UGL – si contesta il contenuto dell’articolo 5 della richiamata legge 10 facendo riferimento ad una fantomatica elusione della regola del pubblico concorso di cui all’articolo 97 della Costituzione; nota peraltro resa pubblica con strana tempestività forse nell’intento di alzare confusione e polverone sul settore e offuscare il buon lavoro fatto dal governo regionale e dalle parti sociali nei mesi scorsi e che ha portato alla sottoscrizione di un accordo regionale che fissa regole, procedure e tempi”.
“La ratio legis del legislatore siciliano – sostiene Messina – va nella direzione non già di una assunzione nella pubblica amministrazione, né il sindacato lo ha mai chiesto; semmai, siamo pronti, come Ugl, a discutere di un nuovo scenario nella misura in cui ci siano concreti passaggi legislativi nazionali che individuino un robusto percorso verso la definitiva ricollocazione degli 8 mila lavoratori di cui all’Albo previsto dall’articolo 14 della legge regionale n.24/76”.
“Chiedere a soggetti privati, che utilizzeranno risorse europee, nazionali e regionali, di utilizzare personale con l’esperienza e qualificazione ultra ventennale – puntualizza il Segretario regionale dell’Ugl – non può essere considerata un’aberrazione ma, anzi, il minimo che può esser fatto allo stato attuale”.
“Non si comprende come mai si siano costruite ad arte tre pagine di istruttoria su aspetti che non sono affatto presenti nell’articolo 5 della legge 10/2018 – rilancia – e chi lo ha suggerito si assuma la responsabilità del destino di 8 mila famiglie che non meritano una “trappola ben congegnata” con l’unico scopo di tornare ad alzare il clima di disperazione nel settore”.
“Attendiamo riscontri concreti dal governo nazionale – conclude Messina – anche con riferimento a posizioni che, al di là dei tecnicismi assolutamente infondati, possano dare queste prime risposte al grande disagio sociale ed umano che vivono i lavoratori ormai da troppo tempo. Come Ugl proseguiremo instancabilmente l’azione calmierante a sostegno del dialogo e del confronto chiaro e trasparente senza sotterfugi e ‘latifondismo affaristico’ di pochi nostalgici convinti di poter ancora gestire il potere elettorale con le attività formative a danno di operatori e allievi”.