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Fra le accuse al renziano Sammartino voti per sé e per la Sudano in cambio di favori e assunzioni

mercoledì 4 Dicembre 2019

Qualche compagno di partito non ha dubbi che “ne uscirà” pulito. Intanto, a bocce ferme, il colonnello di Matteo Renzi in Sicilia, Luca Sammartino, indagato per “corruzione elettorale”, in questi giorni insieme al suo avvocato Carmelo Peluso sta studiando le carte per capire qual è la mossa più giusta per smontare l’impianto accusatorio.

L’obiettivo è ottenere, come in passato, l’archiviazione anche per questo nuovo caso giudiziario. Ma ciò che si evince dalla conclusione delle indagini è una fitta rete politica che attraversa numerosi paesi in provincia di Catania, passando dal capoluogo di provincia, in cui il comune denominatore è mister 32mila preferenze con le sue presunte promesse elettorali. Una rete di contatti e amicizie che la procura di Catania ha scandagliato accuratamente e che potrebbero portare ad ulteriori risvolti investigativi in merito alle elezioni regionali del 2017 e soprattutto alle Politiche del 2018.

Nel frattempo, il deputato regionale di “Italia Viva” non si è presentato martedì 3 dicembre a Palazzo dei Normanni per la seduta d’Aula di Sala d’Ercole. Insieme a lui, come è già noto, sono finiti nell’inchiesta giudiziaria numerosi amministratori dell’hinterland catanese. I personaggi che hanno ricoperto o che ricoprono ancora cariche politiche, oltre allo stesso Sammartino, sono Carmelo Scandurra (sindaco di Aci Castello), Nino Rizzotto Salamone (assessore alla Cultura di Mascalucia), Giuseppe Musumeci (ex consigliere comunale di Catania, sammartiniano doc), il consigliere comunale di Militello in Val di Catania Salvatore Cannata Galante, l’ex consigliere comunale di Caltagirone e avvocato Alfredo Scozzarella, e rimanendo a Catania il consigliere della seconda circoscrizione Damiano Capuano, l’ex consigliere di circoscrizione Marco Mirici Cappa. E poi c’è il misterbianchese Maurizio Pellegrino

Stando alle carte della procura, Sammartino avrebbe lavorato elettoralmente non soltanto per se stesso, ma anche per conto della sua compagna di partito Valeria Sudano (non indagata), poi eletta come senatrice Pd nel 2018. Proprio Sammartino per le Politiche pare abbia piazzato la Sudano come capolista blindata al Senato. La Sudano è una figlia ‘d’arte’: nipote del senatore democristiano Mimmo Sudano, è entrata a far parte della Dc da giovanissima.

A questo proposito, l’assessore di Mascalucia Rizzotto Salamone, per esempio, avrebbe aiutato nella campagna elettorale Sammartino prima alle regionali e poi alle nazionali, facendo votare anche Valeria Sudano, secondo l’accusa in cambio di una “intermediazione del Sammartino nei confronti del Direttore generale dell’Inps di Catania (Saltalamcchia) nonchè degli amministratori di società private, per garantire utilità al Rizzotto tra cui quella di poter tornare a lavorare alla sede Inps di Mascalucia nonché di ottenere l’assunzione e poi sempre migliori condizioni di lavoro per il figlio Vincenzo (prima assunto e poi dipendente della A.N.C.R srl)  e, ancora, quella di ottenere interventi del Sammartino nei confronti di terzi per ottenere il trasferimento della figlia Claudia (dipendente della Assicurazione Linear/unipolSal) da Bologna alla filiale di Catania”.

Questo è uno dei casi addebitati dalla procura a Luca Sammartino.

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