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Gestione beni confiscati, chiesto il rinvio a giudizio per Silvana Saguto e altri 15 imputati

giovedì 26 Ottobre 2017
saguto

La Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio di Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo accusata di corruzione e abuso d’ufficio. Il processo è stato chiesto anche per altri 15 imputati tra cui amministratori giudiziari, familiari del magistrato, nel frattempo sospesa dal Csm dalle funzioni e dallo stipendio, colleghi della giudice e l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo. Tre persone, i giudici Tommaso Virga e Fabio Licata e il cancelliere del tribunale Elio Grimaldi, hanno scelto il rito abbreviato. Mentre è stata chiesta l’archiviazione della posizione di Antonio Ticali.

Al centro della vicenda giudiziaria, culminata a settembre del 2015 con una serie di perquisizioni negli uffici giudiziari della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, c’è la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia, che per anni sarebbe ruotata attorno all’ex presidente e al suo cerchio magico. Secondo la tesi dell’accusa, alcuni fedelissimi della Saguto avrebbero avuto a turno le più grosse amministrazioni giudiziarie, in cambio il magistrato avrebbe ricevuto regali e favori. Le ipotesi di reato contestate, circa 80, vanno dalla corruzione, al falso, all’abuso d’ufficio, alla truffa aggravata.

L’inchiesta fu avviata nell’estate del 2015, quando la Procura di Palermo, che indagava su illeciti nella gestione di una concessionaria sequestrata agli imprenditori mafiosi Rappa, sospettando responsabilità dei colleghi, trasmise gli atti ai pm di Caltanissetta, competenti per legge, essendo coinvolti magistrati. Uno dei principali protagonisti del caso, l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara, ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato saltando così la fase delle indagini preliminari.

Il processo è stato chiesto per l’amministratore giudiziario Nicola Santangelo, per il padre della Saguto, Vittorio, per il marito Lorenzo Caramma e il figlio Emanuele, per il funzionario della Dia Rosolino Nasca, per i docenti universitari Roberto Di Maria e Carmelo Provenzano per la moglie e il collaboratore di Provenzano, Maria Ingrao e Calogera Manta, per l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, per l’amministratore giudiziario Aulo Gigante, per l’ex giudice della senza misure di prevenzione Lorenzo Chiaramonte e per l’amministratore giudiziario Walter Virga. Stralciata e trasmessa a Palermo la posizione del professor Luca Nivarra.

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