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Giallo al carcere di Parma. Totò Riina operato in gran segreto?

martedì 17 Ottobre 2017
Riina - Lorusso

Totò Riina non è stato bene e, per un problema di pressione stamane non è stato trasferito dalla sezione detentiva dell’ospedale Maggiore di Parma all’aula del carcere di via Burla per il collegamento in videoconferenza con il Tribunale di Milano. Per questo è stato dichiarato il legittimo impedimento del boss e il processo in cui è imputato per minacce di morte al direttore della casa di reclusione di Opera, Giacinto Siciliano, è saltato. Si riprende il 16 gennaio.

È stata subito sospesa ed è durata davvero pochi minuti l’udienza davanti al collegio della sesta sezione penale, presieduto da Raffaele Martorelli. Udienza in cui si è tentato di risolvere il giallo del presunto intervento chirurgico, poi smentito da più parti, al quale ieri sarebbe stato sottoposto il capo dei capi.

Un’operazione, come hanno riportato alcuni organi di stampa, avvenuta in gran segreto alla clinica Franchini di Montecchio Emilia da cui Riina sarebbe stato dimesso poche ore dopo essere uscito dalla sala operatoria per fare ritorno nel reparto carcerario in cui è ricoverato da un paio di anni e dove è comunque sottoposto al regime del 41 bis.

Proprio per capire cosa fosse accaduto al capo mafia i giudici hanno interpellato il carcere della città emiliana che nel giro di poco ha fatto pervenire qualche riga, letta in aula, per dire che il capo dei Corleonesi “non può essere al momento trasferito al di fuori della sezione detentiva” dell’ospedale per ragioni di salute.

Nessun accenno, però, a un presunto intervento chirurgico di cui nemmeno il suo difensore, l’avvocato Mirko Perlino, nulla ha saputo. “Non ci hanno avvisato, non ci dicono niente”, ha ribadito più volte il legale. Inoltre, la comunicazione stringata, redatta in base ai certificati medici, non ha fatto alcun riferimento esplicito a un’operazione che è stata addirittura negata negli ambienti della clinica specializzata in provincia di Reggio Emilia.

A sciogliere i dubbi è poi arrivato il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Fonti interne hanno chiarito: per un lieve malore, determinato pare da un calo di pressione, i sanitari del carcere non hanno autorizzato il suo trasferimento nella sala delle videoconferenze per il collegamento con l’aula del processo milanese. Riina ha allora rinunciato a partecipare al dibattimento, che è stato rinviato di tre mesi.

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