Ogni anno, il 3 marzo, il mondo celebra la Giornata mondiale della natura selvatica, un momento di riflessione sulla ricchezza della biodiversità e sulla necessità di proteggerla.
Queste risorse stanno subendo una crisi senza precedenti, minacciate dall’urbanizzazione incontrollata, dalla pesca eccessiva e dal cambiamento climatico. Un esempio emblematico di questa crisi è la Sicilia, una terra ricca di biodiversità ma oggi sempre più vulnerabile.
World Wildlife Day 2025: salvare la natura per investire nel futuro
Il tema scelto per il WWD 2025, “Finanza per la conservazione della fauna selvatica: investire nelle persone e nel pianeta”, sottolinea un concetto chiave: la tutela della natura non è solo un dovere etico, ma una necessità economica. Oggi, più che mai, proteggere gli ecosistemi significa garantire benessere e sviluppo sostenibile per le generazioni future.
Il rapporto sulla natura selvatica 2025 è stato realizzato con il contributo di diverse istituzioni e organizzazioni, tra cui Legambiente, il CNR-IRBIM, l’Università di Padova, l’Università di Siena, il Blue World Institute e quattro aree marine protette italiane (Punta Campanella, Isole Egadi, Tavolara Punta Coda Cavallo, Torre del Cerrano).
Gli ecosistemi naturali forniscono servizi essenziali: impollinatori come api e farfalle sostengono l’agricoltura, le foreste e gli oceani assorbono anidride carbonica mitigando il cambiamento climatico, le risorse marine garantiscono la sicurezza alimentare di milioni di persone.
La tutela della biodiversità non può più essere relegata a iniziative sporadiche o a proclami di principio: servono azioni concrete, investimenti mirati e un cambio di mentalità sia a livello nazionale che locale.
IlSicilia.it ha analizzato i dati del report e realizzato un focus dedicato alla situazione attuale della biodiversità in Sicilia.
La Sicilia: un patrimonio naturale sotto assedio
Fauna e foreste a rischio
La Sicilia è una delle regioni italiane con il più alto livello di biodiversità. La sua posizione geografica e la varietà di ambienti che ospita – dalle montagne alle coste, dalle isole minori alle zone umide – ne fanno un vero e proprio crocevia di specie uniche. Tuttavia, questa straordinaria ricchezza è sempre più minacciata dall’impatto umano.
Negli ultimi decenni, il consumo di suolo, l’espansione urbana e la crisi climatica hanno messo in pericolo ecosistemi un tempo floridi. Incendi boschivi sempre più frequenti, cementificazione selvaggia, perdita di habitat naturali e inquinamento costiero stanno alterando in modo irreversibile l’equilibrio ecologico dell’isola.
Molte specie simbolo della fauna siciliana si trovano ora in una situazione critica. La Sicilia è un’isola con una straordinaria biodiversità, ma purtroppo molte delle sue specie animali e vegetali sono in pericolo di estinzione a causa di numerosi fattori, tra cui la perdita di habitat, il bracconaggio e i cambiamenti climatici.
Le specie minacciate in Sicilia
Vediamo una panoramica delle specie più minacciate in Sicilia, basata su dati provenienti da istituzioni ufficiali come il Ministero dell’Ambiente, la IUCN, il WWF, e altre organizzazioni che monitorano la biodiversità:

La lucertola delle Eolie (Podarcis raffonei), una delle più rare d’Europa, è a rischio di estinzione. Questa lucertola endemica delle isole Eolie è anch’essa minacciata, soprattutto a causa della perdita di habitat e dell’introduzione di specie invasive.
Con circa 1.000 esemplari rimasti, è un’altra specie che rientra nella lista delle più vulnerabili. I progetti di conservazione sono focalizzati sull’isola di Lipari, dove si trovano le popolazioni più consistenti, e si cerca di contenere l’espansione di predatori invasivi che minacciano questa lucertola.

Anche il colubro ferro di cavallo (Hemorrhois hippocrepis), un serpente presente solo in alcune zone dell’isola e tipico del Mediterraneo occidentale, è considerato vulnerabile.
Tra gli uccelli migratori, il fratino (Charadrius alexandrinus), che nidifica sulle coste sabbiose, è il simbolo della fragilità delle spiagge italiane, sempre più minacciato dall’erosione e dalla presenza umana.
Aquila di Bonelli (Hieraaetus fasciatus)

Secondo il Ministero dell’Ambiente, questa specie di rapace è uno degli uccelli più minacciati in Sicilia. L’Aquila di Bonelli è un simbolo della fauna siciliana, ma la sua popolazione si è drasticamente ridotta, con solo un centinaio di esemplari rimasti. Il principale pericolo deriva dalla perdita di habitat e dal bracconaggio.
Attualmente, la specie è classificata come “in pericolo” dalla IUCN Red List. Gli sforzi di conservazione, tra cui la protezione dei nidi e la gestione degli habitat, sono fondamentali per evitare l’estinzione di questa aquila.
Capra Girgentana (Aegagrus hircus)

La Capra Girgentana, originaria della Sicilia, è una razza di capra da latte che ha quasi raggiunto il punto di estinzione. Con una popolazione inferiore a 1.000 esemplari, questa specie è stata dichiarata a rischio dal WWF e dal Ministero dell’Ambiente.
I motivi principali sono la globalizzazione e la competizione con altre razze di capra più produttive.
Tuttavia, diversi programmi di conservazione stanno cercando di preservare questa razza autoctona, anche promuovendo la produzione di formaggi tipici come il “Vastedda della Valle del Belice”.
Asino Pantesco (Equus asinus)

L’Asino Pantesco è una razza di asino autoctona delle isole Egadi, che oggi conta meno di 300 esemplari. La specie è gravemente minacciata dalla globalizzazione e dalla perdita di tradizioni agricole locali.
Grazie ad alcune iniziative locali, come quelle sostenute dalla Regione Siciliana e dalla IUCN Red List, si sta cercando di salvaguardare questa razza, promuovendo la sua valorizzazione per il turismo rurale e la produzione di prodotti tipici.
Ape nera siciliana (Apis mellifera)

Le api sono cruciali per l’impollinazione e per il mantenimento dell’ecosistema. La ape nera siciliana è una sottospecie endemica che sta affrontando un rapido declino a causa delle malattie, della concorrenza con altre razze di api, e dei pesticidi.
La IUCN Red List la considera vulnerabile, e sono in atto diverse iniziative di conservazione per proteggere l’habitat delle api locali e garantire la biodiversità agricola.
Il WWF Italia ha anche lanciato campagne per sensibilizzare sull’importanza delle api per la sopravvivenza delle coltivazioni agricole.
Il quadro degli habitat naturali siciliani

Se guardiamo agli habitat naturali, il quadro è altrettanto preoccupante. Le foreste dell’Etna e delle Madonie, fondamentali per la regolazione climatica e la biodiversità, stanno subendo gli effetti di incendi e disboscamento.
Le zone umide siciliane, che ospitano una varietà straordinaria di specie, si stanno riducendo a causa dell’urbanizzazione e della scarsità d’acqua.
Zelkova sicula (Zelkova sicula) e Citiso delle Eolie (Cytisus aeolicus)

Tra le piante siciliane in pericolo, la Zelkova sicula, una specie arborea endemica, e il Citiso delle Eolie, una pianta che cresce solo sulle isole Eolie, sono altre due specie che rientrano nell’elenco delle più minacciate. La loro protezione è fondamentale per mantenere l’equilibrio ecologico dell’isola. La IUCN ha classificato entrambe come “in pericolo critico”, e le azioni di conservazione includono la protezione degli habitat naturali e la gestione delle risorse ambientali.
Tuttavia, le istituzioni locali e internazionali, tra cui il Ministero dell’Ambiente, la IUCN, il WWF Italia, e altre organizzazioni, stanno adottando misure concrete per proteggere la biodiversità dell’isola. La promozione di pratiche agricole sostenibili, la tutela degli habitat naturali e la sensibilizzazione del pubblico sono tutte iniziative cruciali per preservare la ricchezza naturale della Sicilia per le generazioni future.
Abete delle Madonie (Abies nebrodensis)

Questa specie di albero endemica delle Madonie è una delle più minacciate in Sicilia, con meno di 200 esemplari rimasti.
L’Abete delle Madonie è stato vittima della deforestazione e del cambiamento climatico, ma grazie alla protezione in aree specifiche e agli sforzi di ripiantumazione da parte delle autorità locali, c’è speranza per il suo recupero.
La sua situazione è monitorata dall’Istituto per la Fauna Selvatica e dal Parco delle Madonie, che lavorano per favorirne la rinascita.
Pesca e risorse marine: una crisi silenziosa

Ma non è solo la terra a soffrire. Anche i mari siciliani, un tempo ricchissimi di vita, sono sotto attacco.
La pesca ha sempre rappresentato una delle principali attività economiche della Sicilia. Tuttavia, il settore si trova oggi in difficoltà. Le risorse ittiche del Mediterraneo sono tra le più sovrasfruttate al mondo, con il 75% degli stock a rischio collasso.
Il tonno rosso e il pesce spada, due delle specie più pescate, hanno subito un drastico declino a causa della pesca intensiva e della mancanza di controlli efficaci.

Inoltre, il granchio blu, una specie aliena invasiva, sta mettendo in crisi gli ecosistemi marini e le attività dei pescatori locali.
Parallelamente, l’inquinamento e l’innalzamento delle temperature stanno alterando gli equilibri del mare siciliano. Senza interventi mirati, la pesca rischia di diventare insostenibile, con gravi conseguenze per le comunità costiere che da secoli dipendono da questa risorsa.
Turismo naturalistico: un’opportunità, ma anche rischi

La Sicilia potrebbe trasformare la sua biodiversità in una leva per uno sviluppo turistico sostenibile. Oggi, infatti, il turismo naturalistico è un settore in crescita e può rappresentare una risorsa fondamentale per la conservazione ambientale.
Parchi come l’Etna, le Madonie e le Egadi attirano ogni anno migliaia di visitatori, generando reddito per le comunità locali.
Tuttavia, senza una gestione attenta, il turismo rischia di trasformarsi in una minaccia. L’overtourism sulle coste, ad esempio, sta mettendo sotto pressione molte spiagge siciliane.

Nel Parco dell’Etna, la crescente urbanizzazione rischia di compromettere l’equilibrio ecologico della zona. Le riserve marine, come quella di Ustica, necessitano di maggiori controlli per evitare danni agli ecosistemi marini.
Investire nell’ecoturismo, regolamentando l’accesso alle aree più fragili e promuovendo un turismo rispettoso della natura, potrebbe rappresentare una soluzione sostenibile per l’Isola.
Come possiamo salvare la biodiversità in Sicilia?
In Sicilia, emergono alcune esigenze specifiche che richiedono interventi mirati. Creare nuove aree marine protette potrebbe essere una soluzione efficace per tutelare le risorse ittiche e favorire il ripopolamento delle specie in difficoltà. Parallelamente, è urgente affrontare il problema delle specie aliene invasive, come il granchio blu, che stanno alterando gli equilibri ecologici. Un monitoraggio più attento e interventi di contenimento potrebbero limitare i danni.
AREE MARINE PROTETTE SICILIANE
Un altro fronte critico è la riqualificazione delle zone umide, ecosistemi fondamentali che stanno scomparendo sotto la spinta dell’urbanizzazione. Ripristinare queste aree significherebbe non solo salvare numerose specie, ma anche migliorare la qualità dell’aria e dell’acqua.
Lo stesso vale per la gestione delle foreste siciliane: gli incendi devastano ogni anno migliaia di ettari, eppure spesso la prevenzione è carente. Maggiori controlli, insieme a campagne di sensibilizzazione, potrebbero ridurre drasticamente il rischio di incendi dolosi o accidentali.
AREE NATURALI PROTETTE SICILIANE
Tutto questo, però, non può avvenire senza il coinvolgimento delle comunità locali. La tutela della biodiversità non può essere imposta dall’alto, ma deve diventare un obiettivo condiviso. Educare le persone sul valore della natura e sui benefici economici e sociali che derivano dalla sua conservazione è fondamentale. Solo così si potrà costruire un futuro in cui sviluppo e rispetto per l’ambiente vadano di pari passo.
Foto dall’Osservatorio Regionale Biodiversità Siciliana
L’Italia e la crisi della biodiversità
Se la Sicilia è un caso emblematico, la situazione italiana nel suo complesso non è meno preoccupante. Secondo i dati ISPRA:
-Il 42% delle specie di vertebrati in Italia è minacciato di estinzione.
-Più del 50% degli habitat naturali del Paese è in stato di conservazione inadeguato.
-La perdita di suolo avanza al ritmo di 2 metri quadrati al secondo.
-Il settore ittico nazionale, con un valore di 3 miliardi di euro, è minacciato da pesca intensiva e inquinamento.
I crediti di carbonio: strumenti economici per la riduzione delle emissioni di gas serra e il contrasto al cambiamento climatico
Nonostante questi dati allarmanti, il mercato dei crediti di carbonio sta crescendo, offrendo un’opportunità economica per la conservazione ambientale.
I crediti di carbonio sono strumenti economici progettati per ridurre le emissioni di gas serra e contrastare il cambiamento climatico. Si tratta di unità di misura che rappresentano una tonnellata di anidride carbonica (CO₂) o di gas serra equivalente evitata o assorbita attraverso pratiche sostenibili, come la riforestazione, la protezione delle foreste o l’adozione di tecnologie pulite.
Il concetto di crediti di carbonio nasce con il Protocollo di Kyoto del 1997, il primo accordo internazionale che ha stabilito obiettivi concreti di riduzione delle emissioni.
Il sistema è stato poi consolidato con l’Accordo di Parigi del 2015, che ha spinto ulteriormente i governi e le aziende a ridurre il loro impatto ambientale attraverso meccanismi di mercato.
L’obiettivo dei crediti di carbonio è duplice:
1. Ridurre le emissioni complessive di CO₂, incentivando le aziende e i governi a investire in soluzioni a basse emissioni.
2. Compensare le emissioni inevitabili, permettendo a chi inquina di finanziare progetti ecologici che rimuovono CO₂ dall’atmosfera.
Esistono due principali mercati dei crediti di carbonio:
-Mercato regolamentato: imposto dai governi per aziende che devono rispettare limiti di emissione (come il sistema europeo ETS – Emissions Trading System).
-Mercato volontario: aziende e individui acquistano crediti per migliorare la loro impronta ecologica senza obblighi legali.
Nonostante il loro potenziale, i crediti di carbonio sono oggetto di dibattito. Alcuni critici sostengono che possano diventare una “scappatoia” per chi continua a inquinare, invece di adottare reali strategie di riduzione delle emissioni. Tuttavia, se regolamentati in modo efficace, possono rappresentare uno strumento importante nella lotta al cambiamento climatico.
Tuttavia, senza politiche ambientali più ambiziose, queste opportunità rischiano di rimanere inespresse.
I settori chiave da tutelare: aree protette, agricoltura, pesca e turismo ecosostenibile
A livello nazionale, una delle prime mosse dovrebbe essere l’espansione e il potenziamento delle aree protette. Oggi, molte di queste zone soffrono per la mancanza di fondi e di una gestione efficace. Creare nuove riserve e garantire risorse adeguate per la loro manutenzione sarebbe un primo passo per preservare gli ecosistemi più fragili. Contestualmente, è fondamentale regolamentare il consumo di suolo: l’Italia continua a perdere terreno naturale a un ritmo preoccupante, e senza una legge chiara che ponga un freno alla cementificazione selvaggia, il problema non farà che peggiorare.
L’agricoltura è un altro settore cruciale. Incentivare pratiche più sostenibili, che rispettino i cicli naturali e favoriscano la biodiversità, potrebbe fare la differenza. Dalla riduzione dell’uso di pesticidi alla promozione dell’agroecologia, esistono già modelli virtuosi che dimostrano come sia possibile produrre cibo senza devastare gli habitat naturali.
Un discorso simile vale per la pesca. Il mare non è una risorsa infinita, e continuare a sfruttarlo senza limiti significa condannare alla crisi un settore economico vitale per molte comunità. Servono regole più stringenti per fermare la pesca intensiva, insieme a incentivi per chi adotta tecniche più selettive e meno impattanti. Proteggere le aree marine più vulnerabili e contrastare la pesca illegale dovrebbe essere una priorità.
Anche il turismo può diventare un alleato della biodiversità, se gestito con criterio. Il turismo naturalistico è in crescita in tutto il mondo e rappresenta un’opportunità economica notevole. Tuttavia, per evitare che l’eccessiva presenza umana comprometta gli ecosistemi, è necessario adottare strategie di gestione sostenibile, come l’introduzione di limiti nei luoghi più sensibili e la promozione di attività a basso impatto ambientale.
Il fenomeno dell’overtourism preoccupa ormai da anni anche la Sicilia, negli ultimi tempi più che mai meta attrattiva per flotte di turisti, stranieri e non . Ma qual è il problema? Se da un lato un certo tipo di turismo ha giovato alle nostre città, riqualificando intere zone e trainando la nostra economia, tutto ciò però ha nascosto un pericoloso rovescio della medaglia.
Questo tipo di sovraffollamento turistico sembra aver procurato un certo stress e vero e proprio disagio cittadino di chi ha visto non solo trasformare pian piano la propria città, venendo meno qualsiasi tipo di identità, ma procurando un disagio abitativo e una difesa delle proprie bellezze naturali che inizia a crescere anche nell’Isola.
Il World Wildlife Day 2025 ci ricorda che la conservazione della natura è una responsabilità di tutti. Proteggere la biodiversità non è solo un dovere ambientale, ma un investimento per il futuro.
La Sicilia, con la sua straordinaria ricchezza naturale, ha bisogno di interventi urgenti e politiche “mature” per evitare di perdere un patrimonio unico e irripetibile. Investire nella natura significa investire in un futuro sostenibile per tutti i siciliani.
Fonte dati: Report Natura Selvatica 2025
Nota metodologica
Il rapporto si basa su un’ampia raccolta di dati provenienti da fonti scientifiche e istituzionali, tra cui IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) e ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
Gli studi condotti per la redazione del report hanno utilizzato:
-Analisi degli habitat e delle specie minacciate, con particolare attenzione agli ecosistemi italiani e mediterranei.
-Dati economici sul valore dei servizi ecosistemici, con una stima degli impatti ambientali legati al turismo, alla pesca e all’agricoltura.
-Monitoraggi sulla fauna selvatica, effettuati in collaborazione con centri di ricerca e aree protette.
Inoltre, sono stati considerati progetti di conservazione innovativi, come l’adozione di tecnologie per la riduzione dell’impatto della pesca sui delfini e il miglioramento della gestione delle risorse marine.