Da Beirut a Tangeri, da Venezia a Tripoli, il Mediterraneo è tornato al centro della storia. Un laboratorio sociale che comprende 26 Paesi con una popolazione che nel 2050 sarà di 650 milioni di persone, il triplo dei 214 milioni del 1950. Fermare i barconi di disperati è una soluzione, politica. Intervenire per migliorare l’imprenditoria sociale di quest’area è un’opportunità, in cui Italia già eccelle.
Dal 2012 la Fondazione Crt di Torino e l’Agenzia delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (Unido) hanno infatti sviluppato il programma Entrepreneurs for Social Change (E4SC), che tramite una selezione internazionale forma e sostiene 25 imprenditori sociali under 35 nei loro Paesi d’origine.
La call dell’edizione del 2018 si chiuderà il primo luglio, ed è aperta a tutti i 26 Paesi dell’area euro mediterranea. Al centro del programma l’attuazione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) che comprendono sicurezza alimentare, gestione dell’acqua, trattamento dei rifiuti, accesso ai sistemi di energia pulita, istruzione di qualità, lotta ai cambiamenti climatici, promozione di un’occupazione dignitosa per tutti.
In sei anni il programma Entrepreneurs for Social Change ha selezionato oltre 2.000 candidature e formato 85 imprenditori sociali. Tra i premiati del 2017 l’Alep Studio dell’architetto siriano Yanal Wattar, che punta a far crescere startup e imprese innovative del suo Paese. L’egiziana Alyaa Nour Abdelgawad, ha invece fondato Jereed, che converte gli scarti delle palme in legno a basso impatto ambientale.
Il tunisino Ayadi Radhouan con la sua Biofire si è concentrato sulle fonti di energia alternative. L’italiano Danilo Mirabile ha fondato Beentouch, che punta a migliorare le possibilità di comunicazione tra abitanti delle zone con connessioni internet di bassa qualità e device a basse prestazioni.
Come già negli anni passati, i vincitori del bando 2018 parteciperanno a dieci giorni di training intensivo a Torino il prossimo ottobre, attraverso un’esperienza di apprendimento unica, radicata nei valori dello scambio tra pari e della costruzione di una community. Successivamente, e per un anno, ai 25 partecipanti verranno forniti gli strumenti più efficaci per aprire o ampliare la propria impresa tramite esperti e tutor a vari livelli. Focus sulla formazione, orientata non solo alla tecnica, ma anche alla crescita personale, tramite business sociale, fundraising, marketing, leadership e dialogo interculturale.
Oltre a sviluppare le loro imprese, vengono formati dei veri e propri ambasciatori e promotori di un cambiamento positivo, che combatta l’insieme di fattori che sono anche all’origine delle ondate migratorie e delle tensioni sociali nell’area euro mediterranea.
Una missione che spetta ai Paesi ricchi del Mediterraneo sviluppare. “I ‘Millennials’ vogliono essere protagonisti del cambiamento e vogliono creare, per loro stessi e per gli altri giovani, posti di lavoro sostenibili e dignitosi. Con Entrepreneurs for Social Change, Unido fornisce loro la piattaforma giusta per avere successo”, spiega il direttore del dipartimento di Agri-Business dell’Unido, Dejene Tezera. “E’ nostro dovere formare una nuova generazione di imprenditori capaci di interfacciarsi con i colleghi di tutto il mondo, guardando ai Sustainable Development Goals come a una bussola” aggiunge il presidente di EFC-European Foundation Centre e segretario generale della Fondazione Crt, Massimo Lapucci.