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Gli scandali di Trapani sul cartello di “Benvenuto”

venerdì 18 Novembre 2016

L’accoglienza ai migranti nel cartello di “Benvenuto” a Trapani. E’ questa la disposizione votata dalla Giunta comunale del capoluogo trapanese, su proposta del sindaco Vito Damiano, lo scorso 10 novembre e che a breve dovrebbe diventare operativa. Il pannello, posto all’ingresso della città, attualmente riporta “Trapani, città del sale e della vela” ma in seguito alla delibera verrà inserito un riferimento all’accoglienza ai migranti, che dal 1998 la vede in prima fila nella geopolitica nazionale.

L’ultima modifica risale ai mesi successivi agli Act’s della Vuitton Cup organizzati a Trapani nel 2005. La manifestazione fu il primo dei Grandi Eventi, poi balzati agli ordini della cronaca per le modalità di affidamento degli appalti e anche la tranche velica organizzata a Trapani finì tristemente all’interno di alcune inchieste della magistratura che appurò illeciti e affidamenti ad aziende in odor di mafia. Nel 2011, ad esempio, alcuni tecnici incaricati dei lavori, tra cui gli ingegneri dell’Autorità Portuale di Trapani e i funzionari del Genio Civile finirono sotto indagine per l’escavazione dei fondali del porto per il reato di traffico illecito di rifiuti. Al termine del procedimento il Gip dichiarò prescritti i reati e nel 2013 il Tribunale sequestrò alcune zone del porto riferibili agli imprenditori Francesco e Vincenzo Morici, restituite dalla Corte d’Appello di Palermo alcuni mesi fa.

Il riferimento all’accoglienza, secondo la Giunta, assume particolare rilievo in virtù “delle buone pratiche per l’integrazione dei migranti e delle loro famiglie nel tessuto cittadino riscuotendo il plauso anche a livello nazionale”, ma anche nella gestione di questa emergenza non mancano note stonate.

Il Cpt Serraino Vulpitta. Foto di Vincenzo Marino
Il Cpt Serraino Vulpitta.
Foto di Vincenzo Marino

Nel 1999 all’interno del Cpt (ex Cie) del Vulpitta morirono 6 migranti, nel tentativo di fuggire dalla struttura detentiva, ed è del giugno 2014 l’arresto di Don Sergio Librizzi, il parroco condannato a nove anni di reclusione per violenze sessuali. Il prete era stato nominato dal Comune di Trapani all’interno della Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di richiedente asilo e in cambio di agevolazioni chiedeva (e riceveva) favori sessuali dai migranti. Il processo ai danni di Librizzi si trova dinanzi la Corte d’Appello di Palermo che il 29 novembre prossimo lo giudicherà. Ma non solo. Secondo l’accusa – sostenuta dalla Procura di Trapani – il prelato gestiva in maniera occulta la cooperativa “Badia Grande”, che tuttora gestisce l’Hotspot di Trapani e numerose strutture d’accoglienza (alcune in partnership con il Comune) e i fatti sono confluiti in un indagine condotta dalla magistratura trapanese.

“Trapani città dell’accoglienza, del sale e della vela”, sperando non ci siano altre aggiunte.

 

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