“Chi toglie il lavoro all’uomo fa un peccato gravissimo”. Si rifanno alle parole di Papa Francesco i lavoratori dell’Istituto Gonzaga di Palermo, licenziati lo scorso 8 gennaio, che a partire da oggi inizieranno lo “sciopero della fame a tempo indeterminato” davanti i cancelli della scuola. In una lettera indirizzata ai genitori degli alunni il personale Ata spiega le proprie intenzioni: “Questo gesto estremo vuole essere uno strumento per risvegliare le coscienze”.
La vertenza riguarda 30 lavoratori del Centro educativo Ignaziano, meglio conosciuto per l’appunto come Gonzaga, che da circa 20 anni svolgono i servizi ausiliari, dalla pulizia delle classi alla manutenzione degli impianti e delle strutture alla cura degli spazi verdi. L’Istituto tra i più importanti e prestigiosi della città è gestito dai gesuiti, che hanno avviato una ricontrattazione dei rapporti di lavoro con tutto il personale, docenti compresi. A quest’ultimi, infatti, è stata proposta una riduzione dello stipendio del 5%. Agli Ata, invece, che già da due anni lavoravano in regime di solidarietà, con una perdita in busta paga del 19%, era stata proposta un’ulteriore riduzione al 34%. Condizione ritenuta inaccettabile dai lavoratori. Di fronte al loro rifiuto la direzione ha deciso di licenziarli.
I lavoratori, che nel frattempo di sono rivolti al giudice del lavoro, hanno protestato più volte appellandosi non solo alle leggi dello Stato ma anche ai valori cattolici. “Non usa mezzi termini Papa Francesco – scrivono nella lettera – nel denunciare l’atteggiamento di chi ‘per interessi economici’ toglie lavoro e dignità alle persone”. I manifestanti ricordano, inoltre, che lo stesso Papa “esorta con grande forza di fare tutto il possibile affinché ogni uomo e donna possa lavorare e così guardare in faccia gli altri con dignità“.
“Sua Santità – concludono – in questa sua profonda ammonizione dà un senso di speranza anche a noi, affinché la nostra situazione lavorativa possa trovare una rapida soluzione del rispetto dei diritti di tutti, specialmente dell nostre famiglie”.
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