La vicenda della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina ha lasciato perplesso qualche ministro del Governo Draghi sulla presunta complessità tecnica e sismica. Diversamente accade in Europa dell’Est, dove il saper fare di aziende italiane è stato coinvolto per la costruzione in tempi record del “ponte gemello”.
Lo scalpore sta nel seguente fatto: pur avendo recepito il parere positivo da parte della comunità tecnico-scientifica, l’Italia blocca in casa propria la cantierabilità del Ponte del Mediterraneo, mettendo a disposizione della concorrenza industriale europea i propri strumenti ingegneristici e tecnologici per dare seguito alla stessa grande opera con la materializzazione del Ponte di Braila, sul Danubio, in Romania. Un cofinanziamento dall’Ue per un progetto esattamente conforme a quello predisposto per lo snodo centrale a Messina.
Ad eseguire l’appalto Fincantieri ed Astaldi del gruppo Webuild, considerato tra i maggiori player di infrastrutture nel mondo, con la realizzazione di opere strategiche come il Canale di Panama, le dighe africane, e il treno ad alta velocità in Texas, in collaborazione con la nipponica impresa Infrastructure Systems. I lavori, dunque, avanzano speditamente, grazie al supporto di varie società italiane di settore, all’avanguardia per tecnologia ed esperti ingegneri.
Si tratta del ponte paneuropeo che collega Ungheria, Slovacchia, Austria, Repubblica Ceca e Germania, passando per il sud verso Bulgaria, Turchia e Grecia. Il progetto del ponte gemello è partito nel 2020 e dovrebbe concretizzarsi definitivamente nel 2023. Esso sarà lungo 2 km, a differenza del mitico ponte di Messina il cui asse è stato progettato per tre km, e vanterà la terza campata unica sospesa di 40 metri, la più lunga d’Europa. Attualmente i cantieri si stanno adoperando per costruire la prima delle tue torri.
“Un Gruppo come il nostro potrebbe far partire da subito – ha sottolineato Pietro Salini amministratore delegato del gruppo Webuild – il Ponte sullo Stretto di Messina e farne un asse fondamentale di collegamento con la Sicilia, per rendere ancora più efficace il valore dell’alta velocità ferroviaria nel Sud Italia”.
Intanto, lo stallo politico mette in pausa i progettisti di un’opera che costituirebbe l’attraversamento stabile tra la Sicilia e il resto d’Italia e d’Europa, nonostante la stessa infrastruttura possa rivelarsi essenziale per rilanciare lo sviluppo e il futuro del Mezzogiorno, se si guarda ad una prospettiva post pandemia.
Quindi, cosa sta aspettando l’Italia?