“Sì, è vero, anch’io posso ritenermi una vittima di Giovanni Brusca, perchè ha progettato un attentato contro di me e voleva rapire mio figlio; ma anche perchè tra le centinaia di persone che ha ucciso o di cui ha ordinato la morte c’erano alcuni miei amici. Ma è pure vero che queste cose le sappiamo grazie a lui, alla sua collaborazione e confessione. Le ha dette a me, durante decine di interrogatori“. Così il senatore Pietro Grasso di Leu commenta la decisione dei magistrati sulla richiesta di Giovanni Brusca in merito alla detenzione domiciliare in un’intervista al Corriere della Sera.
“La decisione – aggiunge – è andata nelle mani giuste: quelle dei giudici, e non credo che la mia opinione dovesse in qualche modo condizionare la decisione presa. I giudici devono emettere un provvedimento sul piano tecnico, senza essere influenzati dai sentimenti delle vittime. Quando ho avuto a che fare con lui avevo l’obiettivo di cercare la verità. Non mi sono preoccupato di ottenerne le scuse o richieste di perdono, la legge per ‘ravvedimento’ intende altro. Lui ha deciso di collaborare con la giustizia, rompendo ogni legame con Cosa nostra, rendendo dichiarazioni che hanno trovato riscontri e conferme“.
“Per me – conclude Grasso – è stato giusto che Riina e Provenzano siano rimasti in carcere fino alla loro morte, ma uno come Brusca non si può valutare alla stessa maniera. Ha scontato oltre 23 anni in carcere, e tra due anni la pena sara’ esaurita, gode già di permessi che per certi versi gli concedono più spazi di libertà rispetto alla detenzione domiciliare: è la dimostrazione che collaborare paga. I magistrati hanno tutti gli elementi per decidere, e io rispetto qualsiasi decisione“.