Una cosa è sicura, il Pd torna da Orlando con il capo cosparso di cenere. A raccontarlo è una telefonata avvenuta nei giorni scorsi e spifferata negli ambienti cittadini: da una parte Leoluca Orlando, dall’altra Lorenzo Guerini. Una conversazione strategica fatta di attese e lungo è stato anche il tempo per capire chi avrebbe dovuto chiamare l’altro, abbia preso avanti. Il sindaco di Palermo infatti, si è subito mostrato gentile, disponibile, mattarellianamente placido, ma ha poi affondato in successione i colpi: «Io non ho nulla contro il Pd, ma come faccio a prenderli con il simbolo, dopo la guerra che mi hanno fatto in questi anni?». Questo il senso della premessa che è stata illustrata dal corteggiato candidato di coalizione. Il ruolo di “tragediator cortese” gli è calzato a pennello, ma Guerini non si è impressionato, ripartendo ogni volta con calma dall’inizio del discorso. Risultato: le forme sono salvate e Guerini da il via libera per allargare la coalizione di centro sinistra. Che poi sia il Pd ad allargare o Orlando a includere, rimane da capire.
La nota dei Dem arrivata a fine serata ieri recita languidamente: “La commissione provinciale del PD di Palermo composta da Carmelo Miceli, Antonio Rubino, Teresa Piccione e Rosalia Stadarelli ha concluso l’incontro con il Partito nazionale nella persona del vice segretario Lorenzo Guerini. L’incontro è servito per ribadire quanto stabilito nel documento approvato dalla direzione provinciale del pd del 5 gennaio 2016 e cioè la necessità di costruire una coalizione riformista di campo largo alternativa alla destra e al M5S. Conseguentemente il segretario provinciale, a nome della commissione, chiederà un incontro al sindaco Leoluca Orlando da svolgersi a Palermo nel più breve tempo possibile”.
Faraone incontrando i giornalisti nei giorni scorsi aveva smentito il passo in avanti di Sicilia Futura di Cardinale verso Orlando, ma la verità è che nella guerra di posizionamento ormai in corso verso l’attuale sindaco di Palermo nulla è scontato. Orlando ha l’obiettivo di vincere a primo turno: «Rischiamo di perdere tutti, al ballottaggio», -avrebbe detto al vice di Renzi, ma il rischio della valanga grillina, non può essere sempre il collante che mette d’accordo tutti. Oggi Orlando parte davanti. La sensazione diffusa che il vantaggio non sia enorme, ma che potrebbe bastare.