La fortuna dei Florio, che nel corso dell’Ottocento divennero la più potente e facoltosa dinastia imprenditoriale siciliana, fu anche dovuta alla non comune capacità di relazionarsi in modo concreto col potere politico del tempo.
Non è un caso che Vincenzo Florio, negli anni della rivoluzione siciliana del ’48, fosse riuscito a barcamenarsi positivamente fra le parti in conflitto rimanendo gradito sia a coloro che aspiravano al cambiamento che a quanti rimanevano, invece, fedeli al decadente regime borbonico.
A conferma di ciò vogliamo ricordare il caso dell’aggiudicazione del remunerativo business del servizio postale di cabotaggio fra Palermo e Napoli. Siamo nel 1858 e andava in scadenza la concessione alla Compagnia di navigazione a vapore delle Due Sicilie che fino ad allora aveva esercitato il servizio.
Vincenzo Florio, da grande industriale e finanziere qual era, fiutò il lucroso affare e, per raggiungere l’obiettivo, mise in campo le sue relazioni privilegiate con la corte borbonica per ottenere la concessione. Non è un caso, infatti, che per ordine di Ferdinando II, in barba alla gara, venissero privilegiate le trattative con i Florio rispetto alle offerte degli altri concorrenti.
Tanto è che il contratto con la ditta dell’imprenditore siciliano venne siglato il 26 giugno 1858 e approvato dal governo il 2 ottobre successivo nonostante la controfferta presentata dalla Compagnia delle Due Sicilie che presentava un ribasso, seppur modesto, rispetto a quella del Florio.
Ad evidenziare la forzatura basta fare mente locale sul fatto che la ditta Florio non fosse neppure preparata per disponibilità di mezzi ad esercitare quel servizio, cioè non disponeva dei piroscafi necessari. Per compensare questa carenza, che di per sé avrebbe impedito l’esecuzione del contratto, il governo napoletano veniva, invece, incontro all’imprenditore siciliano stanziando un’anticipazione straordinaria di 30.000 ducati per consentire al Florio di acquistare a Liverpool il piroscafo Archimede, il primo piroscafo con scafo integralmente in ferro mai registrato in Sicilia.
L’Archimede, che contribuì con il suo servizio ad accrescere il già consistente patrimonio della ditta Florio, iniziò i suoi viaggi fra Palermo, Messina e Napoli il 12 novembre 1858. Per completare l’informazione, c’è da aggiungere che, quel contratto iniziale di favore, grazie sempre alle buone relazioni di Vincenzo Florio (non possiamo escludere che ciò fosse avvenuto con qualche elargizione straordinaria per ingraziarsi qualche funzionario) fu più volte rinegoziato per agevolare ulteriormente le aspettative dell’imprenditore siciliano.