Mentre la solita retorica filoislamica, alimentata da certo politicamente corretto che finisce per essere sostanzialmente un politicamente scorretto, moltiplica le sue esternazioni, c’è chi invece, consapevole dei fatti della storia e del loro peso perfino sulla cronaca, si dedica a dipanare le fila della nostra vicenda culturale nel silenzio e nella riflessione, modi di essere che dovrebbero costituire sempre la cifra distintiva del ricercatore.
Giovanni Tessitore, sociologo del diritto, che nel passato ci ha regalato fra le più interessanti ricerche sulla criminalità, soprattutto quella mafiosa, proprio servendosi degli strumenti offerti dalla criminologia, oggi ci offre un singolare lavoro su un importante reperto dell’epoca normanna.
Si tratta della cosiddetta Lapide quadrilingue di Palermo, nota anche come lapide di Crisanto, oggi conservata alla Zisa in uno delle più significative espressioni dell’architettura del periodo normanno.
Il particolare di questa lapide funeraria, perché tale è, sta nel fatto che le iscrizioni sul marmo sono scolpite in quattro lingue – latino, greco, arabo e giudaico – cioè gli idiomi delle comunità presenti nell’Isola nel periodo degli Altavilla che, come è noto, realizzò un singolare caso di società multiculturale – cioè una società dove le varie etnie si amministravano autonomamente obbedendo alle proprie regole e leggi – mai più realizzatosi nel corso della storia siciliana.
La lapide in questione, voluta da tale Crisanto – che si definisce chierico del re – e destinata alla sepoltura della propria madre Anna, al di là del suo valore di importante reperto dell’epoca, nasconde diversi misteri e, in qualche maniera, consente di aprire una finestra su una storia solo approssimativamente raccontata, quella del peso che ebbe, nel periodo in cui fu admitus admiratorum, il famoso Giorgio di Antiochia uomo forte sotto Ruggero II e Guglielmo I.
Tessitore, aiutato nella interpretazione dei testi dal noto paleografo Adalberto Magnelli, docente dell’Università di Firenze, con estrema puntualità e con il piglio di un investigatore, si infila nella storia di Crisanto e, fra molti dubbi e quesiti a cui allo stato delle ricerche non si può dare una risposta, ricostruisce la genealogia del personaggio, ne identifica il luogo di provenienza ne delinea il ruolo, che quasi sicuramente non è solo quello di ciantro della palatina.
Ne viene fuori un vero e proprio giallo archeologico che giustifica appieno il titolo dell’opera, cioè “I mille enigmi della lapide quadrilingue”, stampata a cura della Banca popolare Sant’Angelo che, offrendo il suo contributo alla cultura palermitana, se ne è caricata le spese.
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Il volume, che viene omaggiato dallo stesso istituto di credito, sarà presentato il prossimo venerdì 31 gennaio alle ore 17,00, a palazzo Petix, sede della Banca, dal dott. Giuseppe Leo, responsabile direzione risorse umane della Sant’Angelo, da Adalberto Magnelli e da Pasquale Hamel.
Ai presenti sarà omaggiata copia del volume di Giovanni Tessitore.