Il Risorgimento italiano viene solitamente ricordato come l’epopea del patriottismo, l’età degli eroi e della liberazione dal giogo straniero, l’epoca in cui l’Italia ha raggiunto il sommo bene, l’unità nazionale, abbandonando il sommo male, la frammentazione politica in tanti Stati. Naturalmente questo discorso s’inserisce nella retorica politica volutamente costruita e propagandata dai Savoia e dai piemontesi.
La realtà storica è sempre più complessa e articolata rispetto alla propaganda o alla costruzione di una memoria del passato addolcita e privata da vicende spesso molto scomode, infatti non è un caso che molti snodi fondamentali della storia rimangano avvolti dal mistero e il risorgimento italiano non fa eccezione. In particolar modo è ricca di enigmi, ambiguità e questioni irrisolte la morte del garibaldino Ippolito Nievo, legata alle oscure dinamiche che hanno permesso la buona riuscita della spedizione in Sicilia di Garibaldi.
Nievo scriverà uno dei più famosi romanzi dell’ottocento “Confessioni di un italiano” pubblicato postumo nel 1867 e giovanissimo ricoprirà un ruolo di primo piano nella campagna garibaldina, essendo nominato “Intendente di prima classe” con funzioni amministrative. Egli aveva il compito di tenere i conti e conservare i documenti relativi a ciò che era realmente accaduto durante la spedizione, si distinguerà per la sua precisione ed inflessibilità. Una volta terminate le azioni militari, Nievo ebbe il compito di portare a Torino gli atti amministrativi della campagna militare siciliana, quindi il 4 Marzo 1861 s’imbarcò a Palermo sul vapore Ercole per raggiungere Napoli ma all’alba del giorno dopo il naviglio affondò provocando la morte di tutti i passeggeri, compreso lo stesso Nievo, perdendosi così ogni traccia di tutta quella documentazione pericolosa che l’ufficiale garibaldino aveva con sé.
Ufficialmente la causa dell’affondamento dell’Ercole fu individuata nella forte tempesta che avrebbe messo in difficoltà un vapore abbastanza vecchio, certamente sarebbe una spiegazione del tutto credibile anche se quella notte molte altre imbarcazioni attraversarono indenni quello stesso tratto di mare. Ma come mai i documenti custoditi da Nievo potevano essere così compromettenti? Probabilmente perché molte dinamiche ambigue, tutt’altro che eroiche, sarebbero venute alla luce. Pensiamo ad esempio ai fatti di Bronte e alla decisione di Nino Bixio, uno dei fedelissimi di Garibaldi, di fucilare sommariamente cinque siciliani perchè ritenuti responsabili della violenta rivolta che era scoppiata in quel paesino. E poi la vicenda sconcertante del saccheggio ad opera dei garibaldini delle casse e dei lingotti d’oro custoditi nella Banca delle Due Sicilie, per non parlare delle molteplici violenze esercitate sulla popolazione dell’isola, compresi gli stupri. Ma soprattutto come giustificare il successo militare di Garibaldi?
Quello Borbonico era uno degli eserciti meglio addestrati al mondo oltre ad essere bene armato e la flotta borbonica era la seconda d’Europa dopo quella inglese. Il fatto che circa mille volontari male armati fossero riusciti a sbarcare a Marsala senza neanche subire una perdita, è un fatto certamente possibile ma anche molto sospettoso. Stesso discorso per la battaglia di Calatafimi, nella quale i Mille insieme ad altre poche centinaia di “picciotti” riuscirono ad avere la meglio contro un esercito di 25.000 soldati anche se il generale borbonico Landi ne dispose in campo soltanto poche migliaia (circa 3000), e anche se l’esito dello scontro rimaneva molto incerto, egli decise di ritirarsi a Palermo, tutti atteggiamenti molto strani.
È lecito ipotizzare che gli inglesi e in particolar modo i soldi della massoneria inglese, ebbero un ruolo fondamentale per il successo della spedizione garibaldina, in sostanza generali e ufficiali borbonici corrotti dal denaro inglese. Ecco il comportamento a dir poco ambiguo degli ufficiali della marina borbonica e del generale Landi. Infatti Mazzini pur non essendo massone, in esilio a Londra era in contatto con la massoneria inglese, Cavour era massone, Garibaldi massone, così come anche gli uomini a lui vicino, compreso lo stesso Ippolito Nievo, l’ufficiale con il compito di pagare i borbonici corrotti (ricordiamo infatti che era Nievo a tenere i conti della spedizione). Probabilmente anche questo compito delicatissimo da lui svolto gli procurerà la condanna a morte, oltretutto con la sua scomparsa l’opinione pubblica non avrebbe fatto molto caso alla documentazione dei Mille andata perduta per sempre in fondo al mare.
Forse non sapremo mai come affondò il vapore Ercole e forse non sapremo mai se si trattò di un incidente o di un attentato ottimamente pensato ed eseguito per mettere a tacere molti aspetti a dir poco sconvenienti sulla campagna di Garibaldi in terra di Sicilia. Sembra pacifico che parecchie vicende a distanza di oltre un secolo e mezzonon sianoancora affatto chiare e che siano avvolte da molteplici misteri, compresa la morte di Nievo.
E sembra chiaro che i Savoia abbiano cercato d’insabbiare molte vicende affinchè potessero costruire il mito della spedizione patriottica volta a scacciare lo straniero oppressore, al di là naturalmente del genio di Garibaldi e del coraggio di pochi veri patrioti.