Torna con la solita aria bonaria, il sorriso semplice e l’infaticabile attività, mai messa da parte, di dare, quando può, il consiglio giusto.
Gino Ioppolo, sindaco di Caltagirone che lasciò l’Ars nella scorsa legislatura dopo aver vinto la scommessa delle urne, è da sempre uno di quelli che parla spesso di politica e di scelte con Nello Musumeci. E uno dei pochi, alla fine, che lo stesso governatore siciliano, ascolta.
Martedì prossimo Ioppolo sarà a Palermo insieme a Maria Rita Schembari di Comiso, Giuseppe Mistretta di Mineo, Lucio Di Ganci di Bompietro, Giuseppe Minutella di San Mauro Castelverde, Nino Musca di Sinagra, Giuseppe Bica di Custonaci, Filippo Drago di Aci Castello.
Una pattuglia dalla fisionomia ancora da far venir fuori in dettaglio, ma che si muove con un obiettivo chiaro, preciso e dichiarato. Il centrodestra soggetto di raccordo e aggregazione in occasione delle elezioni di secondo grado sulle ex Province.
Uscire all’esterno e trattare temi che di solito affondano lunghe radici nelle trattative, che comunque ci saranno, per arrivare ad accordi quanto più definiti, è nella politica di oggi, una utile cerniera tra i partiti che nella coalizione vivono la transizione a trazione leghista e la crisi di consenso degli altri partiti. FI in testa.
Il vero problema delle elezioni di secondo grado nasce dalla poca confidenza con “il voto ponderato” che rischia di fare rimanere a bocca asciutta i piccoli Comuni in questa tornata amministrativa.
Per il sindaco di Aci Castello Filippo Drago la legge che dovrebbe portare alla ricostituzione degli organi di governo degli enti di area vasta presenta più di un aspetto da chiarire:
“Se un Comune è commissariato – si chiede il sindaco del Catanese – quanto vale il peso del commissario rispetto alla rappresentanza del Consiglio comunale? E ancora se un Comune, come nel caso di Aci Castello oggi conta su una rappresentanza di venti consiglieri comunali, ma da qui a otto mesi passerà a sedici, come andrà a votare, che rappresentanza ha?”
Quesiti e dubbi che preludono anche a una sproporzione ritenuta eccessiva da Drago tra la rappresentanza dei grossi centri e i piccoli Comuni costretti a estenuanti e spesso improbabili alleanze per non rimanere fuori dai giochi: “Un consigliere comunale di Catania vale in proporzione più di un sindaco e di un’intera amministrazione comunale di un piccolo paese. I Comuni più piccoli non conteranno nulla in questo tipo di consultazione”.