Nuova battuta d’arresto per il progetto di espansione di Ikea a Palermo.
Come avevamo documentato l’anno scorso, il colosso svedese sembrava sul punto di investire nel Capoluogo siciliano, chiudendo la trattativa nei terreni della zona compresa tra Roccella e Ciaculli, nei pressi del Centro commerciale “Forum Palermo”. Erano già stati trovati accordi con i proprietari di alcune aree; ma non sufficientemente ampie per raggiungere i metri quadri richiesti.
Uno dei nodi da sciogliere era poi quello della viabilità: la scelta della location, dipendeva infatti anche dal posizionare il megastore a due passi dall’autostrada A19 Palermo-Catania, con uno svincolo ben servito. E con gli svincoli di Brancaccio incompiuti da oltre un decennio, la partita sembrava vicina alla chiusura quando il Comune a fine 2017 raggiunse l’intesa con la “Multi Veste Italy 4 srl”, titolare del Forum, per il completamento dei primi due svincoli “lato mare”. Ancora però, nonostante l’accordo, i lavori non sono partiti.
E oggi è arrivata una nuova “doccia fredda”. Come riporta Salvo Palazzolo su Repubblica, infatti, la società (che in Sicilia ha un solo centro a Catania) smentisce le mire espansionistiche su Palermo: «Ikea non ha progetti di sviluppo immobiliare nella città di Palermo. Confermiamo comunque il nostro interesse per l’area siciliana».
Eppure appena due anni fa, il 21 maggio 2016, l’ex responsabile comunicazione di Ikea Italia, Valerio Di Bussolo, confermava: «Abbiamo individuato delle aree, ma non possiamo ancora dire quali sono. Per noi la Sicilia è almeno due negozi. A Catania c’è già. L’arrivo su Palermo è irrinunciabile. La volontà di arrivare c’è».
Dunque, cosa è successo? Come mai questo improvviso dietrofront? A quanto pare, il nodo principale sta nell’acquisizione dei terreni: le zone di Roccella e Ciaculli infatti da anni sarebbero sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori per alto rischio di infiltrazioni mafiose.
Alcuni di quei terreni apparterrebbero alle famiglie mafiose di Brancaccio: tra queste «la famiglia del capomafia di Brancaccio Giuseppe Guttadauro, “u dutturi”, l’ex aiuto primario del Civico diventato – scrive Repubblica – uno dei padrini più influenti di Cosa nostra». Lo stesso che scoprì le cimici in casa sua, nel corso dell’indagine sulle “Talpe alla DDA” che poi coinvolsero Totò Cuffaro.
«Era il cognato del boss, Vincenzo Greco (anche lui medico), a curare gli affari di casa. I terreni – scrive Palazzolo – erano ufficialmente intestati a lui e alla moglie del dutturi, Gisella. In primo grado Greco fu condannato per mafia; in appello, è stato assolto, i giudici ritennero che stava solo curando “interessi familiari”, nel senso più innocente del termine, posto che quei terreni erano frutto di una eredità. Ma è rimasta un’ombra pesante su quelle trattative e poi sulla realizzazione del Forum».
E su quelle “ombre”, di recente, si sarebbero aperte nuove indagini; come anche sulla rapida variante al PRG che consentì di trasformare quei terreni in aree commerciali. Dopo le perquisizione della Guardia di finanza, a Roccella temono ora seriamente che il progetto Ikea si areni per sempre.
Per contrastare il rischio di infiltrazioni mafiose, di recente la Prefettura ha siglato un protocollo d’intesa col Comune: «Servirà a rendere più attrattivo il Capoluogo per quegli investitori che vorranno scegliere questo territorio per l’avvio di iniziative economiche, in una più ampia cornice di sicurezza».
Il sindaco Leoluca Orlando infatti non vuole far scappare investitori così importanti da Palermo: «Abbiamo voluto rafforzare la normale procedura disciplinata dal Codice antimafia anche perché il comune sta varando il nuovo Piano regolatore generale. Il protocollo rappresenta un contributo importante per mettere al riparo da speculazioni a sfondo mafioso il settore urbanistico, soprattutto in aree periferiche idonee a grandi investimenti. Ed esattamente le Circoscrizioni II (Brancaccio, ndr), III, VI e VII di Palermo; l’Intesa serve pertanto come garanzia per quelle aziende palermitane, italiane e straniere che vogliono in qualche modo cogliere questo momento positivo della Città».
Vedremo se questo basterà per non far svanire definitivamente il sogno Ikea.
*AGGIORNAMENTO*: In serata è arrivata la precisazione di Ikea Italia:
«In merito a quanto pubblicato su IlSicilia.it, Ikea smentisce categoricamente la ricostruzione dell’articolo e soprattutto il virgolettato del titolo: “Via per colpa della mafia”. Come abbiamo già detto, ribadiamo il nostro interesse per l’Area Siciliana e stiamo ancora valutando quale possa essere la migliore soluzione per il mercato della Sicilia Occidentale. Sono valutazioni – precisa Ikea Italia Retail – che ci permetteranno di affiancare ai format tradizionali nuove modalità per incontrare i clienti, una maggiore attenzione a tempi, ritmi e necessità dei consumatori. Si tratta dunque di valutazioni di ordine strategico che dipendono esclusivamente dai piani commerciali di Ikea».
In realtà – aggiunge la redazione de ilSicilia.it – il titolo non si riferiva a una loro dichiarazione, ma alla sintesi della ricostruzione dei fatti, presentata anche da Repubblica e dalle nuove indagini sui terreni di Brancaccio. Le dichiarazioni di Ikea sono fedelmente riportate nell’articolo così come il nuovo protocollo di legalità del Comune con la Prefettura, nato proprio con lo scopo di supportare i nuovi investimenti in città.
LEGGI L’APPROFONDIMENTO DEL 2017:
Ikea a Palermo, arriva l’ok del Comune. Il progetto tra sogno e realtà